Nell’affollato panorama delle velociste statunitensi, Aleia Hobbs sembra aver trovato il momento migliore della sua carriera e, dopo una straordinaria stagione indoor in cui ha strabiliato correndo i 60 metri in 6″94, seconda miglior prestazione mondiale nella storia, ha iniziato in maniera eccellente anche le gare in pista all’aperto realizzando pochi giorni fa a Baton Rouge in Louisiana il miglior crono dell’anno sui 100 metri con 10″87.

Per la la 27enne atleta nata a New Orleans il 24 febbraio 1996, la carriera ha però riservato spesso intoppi fisici di vario genere che l’hanno talora spinta a mettere in discussione la possibilità di andare avanti, ma a cui ha saputo reagire nel miglior dei modi riuscendo alla fine a trovare una stabilità di ottime prestazioni, a partire specialmente dal 2021 quando ha conquistato la medaglia d’argento olimpica a Tokyo con la 4×100, anche se di fatto non ha corso la finale ma solo la semifinale.

Hobbs ha iniziato a correre all’età di otto anni per un motivo curioso quanto un po’ pericoloso, in quanto camminando vicino a casa sua era stata terrorizzata da un cane che abbaiava e chi l’aveva visto aveva capito che aveva delle grandi doti naturali.

Dopo gli anni della scuola superiore è cominciata la vera carriera con la conquista, nel 2015, dell’argento ai campionati panamericani under 20 di Edmonton sui 100 metri, oltre che l’oro nella 4×100, durante una stagione che l’ha vista subito fissare il personale a 11″13 con ottime prospettive che però sono state interrotte dal fatto che, in agosto, ha dovuto subire un intervento chirurgico al ginocchio sinistro.

Dopo un 2016 di ripresa, la Hobbs nel 2017 è scesa per la prima volta sotto gli 11 secondi, registrando il tempo di 10″85 che è rimasto il suo personale fino al 2022.

Nel 2018 è scesa sotto gli 11 secondi in 10 delle sue 12 gare, e ha vinto i Campionati NCAA, quelli statunitensi riservati agli atleti universitari, sia all’aperto appunto sui 100 che al coperto sui 60 metri ma poi, ancora una volta, ha dovuto arrendersi ad un brutto infortunio che l’ha costretta a subire un altro intervento al ginocchio, questa volta a quello destro.

Ancora una volta la velocista ha saputo reagire al meglio alla sfortuna e, nel 2019, ha partecipato al suo primo evento internazionale da assoluta, facendo l’ultima frazione del quartetto vittorioso della 4x100m statunitense alle World Athletics Relays di Yokohama, per poi dopo l’esplosione del Covid, fare il suo debutto olimpico a Tokyo, sempre correndo l’ultima della semifinale della 4×100.

Il 2022, infine, preludio alla grande stagione appena cominciata, l’ha vista sesta nella finale dei 100 metri ai campionati mondiali di Eugene, dopo aver migliorato il suo personale di cinque prima con 10″83 a New York, e poi con 10″81 durante le semifinali dei Trials statunitensi, dove ha conquistato l’argento per assicurarsi anche il posto nella squadra della 4×100 mondiale che ha vinto l’oro davanti al pubblico di casa.

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La Hobbs ha aperto l’anno indoor nel meeting LSU Purple Tiger il 13 gennaio e due settimane dopo ha vinto con 6″98 il Razorback Invitational, scendendo per la prima volta sotto i sette secondi e portandosi al nono posto nella lista mondiale di tutti i tempi, per poi registrare 7″02 al New Balance Indoor Grand Prix di Boston e 7″04 ai Millrose Games di New York una settimana dopo.

Queste prestazioni le hanno permesso di vincere il World Athletics Indoor Tour 2023, il cui premio comprende anche l’offerta di una wild card per i Mondiali Indoor di Glasgow del prossimo anno.

Ma il meglio doveva ancora venire e, proprio nell’ultima gara al coperto della stagione invernale, ai campionati statunitensi indoor di Albuquerque, Hobbs ha corso in 6″94, record nazionale indoor e tempo che l’ha portata al secondo posto nella lista mondiale di tutti i tempi.

La velocista ha attribuito parte della sua ulteriore crescita agonistica alla possibilità di allenarsi maggiormente con i pesi, compresi gli squat, cosa che aveva dovuto evitare in precedenza a causa dei problemi alle ginocchia anche se, poi, nel breve periodo intercorso tra la fine della stagione indoor e l’inizio di quella outdoor, non ha potuto svolgere un programma di pesi completo, né le partenze a blocchi, perché si è rotta un osso della mano in una caduta dopo i suoi sensazionali 60 di Albuquerque.

Ma con il duro lavoro già accumulato, la Hobbs non si è certo lasciata condizionare da questi ultimi contrattempi e ha debuttato all’aperto, al Lloyd Wills Invitational sulla pista di casa a Baton Rouge, con il tempo sui 100 metri di 10″87, il suo quarto miglior di sempre sulla distanza.

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Le dichiarazioni di Aleia dopo questo primo risultato dell’anno sui 100 metri: “Dal battere il record americano al rompermi un osso della mano. Dall’impossibilità di fare tutti i pesi e le partenze a blocchi per oltre un mese. Sono grata per il mio miglior tempo sui 100 metri e per il record della gara.

Tuttavia, non sono stati solo il programma di pesi e la costanza nell’allenamento a portare alla straordinaria svolta nella carriera della Hobbs in quanto la sua vita è cambiata anche fuori dalla pista perché, l’anno scorso, lei e il suo compagno hanno adottato il figlio Amir che ora ha 10 mesi.

Le sue parole in merito: “Andare agli allenamenti e sapere che non lo sto facendo solo per me stessa, ma anche per la mia famiglia a casa. Questo è anche per voi. Sono al 110% ogni giorno.

Non è facile trovare un equilibrio nella vita. Per esempio, gli orari del sonno. Amir era malato, ha contratto il virus respiratorio sinciziale (RSV) quando aveva circa cinque mesi, quindi è stata una brutta cosa. Non sapevo cosa fosse il sonno.

Non dormivo, ma sapevo che dovevo comunque andare a correre, non lo faccio solo per me ma anche per Amir che è già venuto a vedermi gareggiare nella gara di Baton Rouge.”

Anche nel suo gruppo di allenamento Hobbs ha creato una famiglia guidata dall’allenatore della LSU Dennis Shaver, che la segue da quando è entrata a far parte dell’università nel 2014, e con lei ci sono l’argento mondiale indoor dei 60m Mikiah Brisco, con cui Hobbs corre dall’età di 10 o 11 anni, oltre alla due volte campionessa mondiale indoor dei 60m ostacoli Lolo Jones e alla medaglia d’oro mondiale under 20 2016 dei 100m Candace Hill.

La sprinter ha anche confessato di trovare grande carica e stimolo dai suoi tifosi: “È il sistema di supporto che ho e i fan che mi fanno andare avanti. Le persone mi mandano messaggi diretti e mi dicono: ‘Ehi, volevo solo farti sapere che stai ispirando tantissimo mia figlia’, oppure le persone dicono: ‘Mi sono fatta male tante volte, ma conosco la tua storia, mi fai andare avanti’. E questo mi fa stare bene, sapendo che le persone mi guardano davvero con ammirazione“.

Quindi, cosa fare, se non continuare ad andare avanti, soprattutto con la prospettiva esaltante che nei prossimi 16 mesi si svolgeranno altri campionati mondiali di atletica e giochi olimpici e, a tal proposito, la velocista ha anche condiviso un breve messaggio scritto su una scarpa in una foto postata sui social media prima della stagione all’aperto: “10.7 or bust“.

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Lista mondiale di tutti i tempi sui 60m indoor femminili

  • 6″92 Irina Privalova (RUS) Madrid 11 febbraio 1993
  • 6″94 Aleia Hobbs (USA) Albuquerque 18 febbraio 2023
  • 6″94 Julien Alfred (LCA) Albuquerque 11 mar 2023
  • 6″95 Gail Devers (USA) Toronto 12 mar 1993
  • 6″95 Marion Jones (USA) Maebashi 7 marzo 1998
  • 6″96 Merlene Ottey (JAM) Madrid 14 feb 1992
  • 6″96 Katerina Thanou (GRE) Maebashi 7 mar 1999
  • 6″96 Mujinga Kambundji (SUI) Belgrado 18 mar 2022
  • 6″97 LaVerne Jones-Ferrette (ISV) Stoccarda 6 feb 2010
  • 6″97 Murielle Ahoure (CIV) Birmingham 2 mar 2018
  • 6″98 Shelly-Ann Fraser-Pryce (JAM) Sopot 9 mar 2014
  • 6″98 Elaine Thompson-Herah (JAM) Birmingham 18 feb 2017
  • 6″99 Ewa Swoboda (POL) Torun 5 mar 2022
  • 6″99 Mikiah Brisco (USA) Belgrado 18 mar 2022
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