Oggi 1° agosto, come riportato da tutti i media sportivi italiani, è il primo anniversario della fantastica doppia impresa azzurra alle Olimpiadi di Tokyo 2021 quando, sia Gianmarco Tamberi nel salto in alto, che Marcell Jacobs a seguire di pochissimi minuti nei 100 metri, conquistarono la medaglia d’oro a cinque cerchi.
Una data che appare lontana specie per il velocista desenzanese che, dall’inizio di maggio dopo una brillante stagione indoor che l’ha visto trionfare per pochi millesimi ai campionati del mondo indoor sui 60 metri, è perseguitato da una serie di problemi di vario genere, che gli hanno impedito di esprimersi al meglio delle sue potenzialità, e che stanno mettendo fortemente in forse anche la sua partecipazione ai prossimi Campionati Europei di Monaco di Baviera, dove la sua gara sarà il 16 agosto tra semifinale e presumibile finale.
Abbiamo più volte espresso il nostro pensiero sulle scarse probabilità che Marcell possa partecipare a tale competizione, quantomeno sulla base del referto della risonanza magnetica di una settimana fa, e sul presupposto che sia inutile esporre il campione olimpico ad ulteriori rischi in relazione anche al fatto che, con un giusto recupero, potrebbe poi affrontare le ultime gare della stagione di Diamond League, a fine agosto e inizio di settembre, con una maggiore tranquillità e condizione, ma notizie varie raccontate da autorevolissimi quotidiani sportivi fanno intendere diversamente.
Ovviamente rimaniamo della nostra convinzione ma, a questo punto, tutto è possibile come ad esempio che la prima risonanza possa essere stata letta in maniera eccessivamente allarmistica, ed oggi se ne farà un’altra, ma resta il fatto che sicuramente la condizione di Jacobs sia quella di un atleta che da inizio di maggio si è allenato pochissimo sulla corsa e sulle alte frequenze, per cui facciamo fatica a capire l’ottimismo generale di tutti i media che ritengono i suo possibili avversari in Germania assolutamente abbordabili, anche con un Marcell non in perfetta forma.
E allora vediamo quelli che possono essere i suoi concorrenti per il titolo europeo cominciando oggi, ma nei prossimi giorni cercheremo di analizzare anche altri sprinter non così da sottovalutare, da quello certamente più pericoloso, Zharnel Hughes che è un ottimo velocista con un palmares fatto di 2 finali mondiali, 1 finale olimpica e 1 titolo europeo assoluto, ma anche 2 medaglie nella staffetta 4×100 tra cui il bronzo ai recenti campionati iridati in Oregon.
Zharnel gareggia dal 2015 per la nazionale britannica, ma in realtà è nato, cresciuto e tutt’ora vive nei Caraibi, in particolare per quanto riguarda la nascita avvenuta il 13 luglio 1995 nel territorio di Anguilla, un protettorato britannico composto da 5 isolette per un totale di circa 14.000 abitanti, la popolazione di un piccolo comune italiano.
Hughes, atleta longilineo di 1,90 metri non troppo muscoloso e con lunghe leve, ha iniziato a praticare atletica leggera all’età di 10 anni, entrando successivamente a far parte, nel 2012, dell’IAAF High Performance Training Center di Kingston in Giamaica, dove ha avuto l’onore di allenarsi al fianco di Usain Bolt e Yohan Blake nel gruppo di allenamento di Glen Mills .
Ha cominciato la sua carriera internazionale con la maglia di Anguilla, dunque, partecipando proprio nel 2012 ai mondiali under 20 di Barcellona in Spagna, peraltro da allievo avendo solo 17 anni, dove è stato eliminato in semifinale con 10″55 e dove, pur essendo iscritto, non si è presentato al via dei 200, ma due anni dopo nella stessa manifestazione disputata a Eugene nel 2014, ha corso invece solo su quest’ultima distanza dove ha ottenuto un buon quinto posto sul mezzo giro di pista con 20″73, sbagliando però certamente qualcosa nella distribuzione delle energie visto che, nella semifinale del giorno, prima aveva realizzato un più significativo 20″38.
All’inizio del 2015 Hughes si è trovato costretto a scegliere di gareggiare sotto la bandiera britannica, in quanto la sua nazione non è riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale e quell’anno, a parte un buon 10″15 sui 100 a maggio, ha gareggiato solo sui 200 metri sempre con eccellenti risultati, vincendo il 4 luglio i campionati britannici con 20″42, e poi a seguire le Diamond League di Losanna con 20″13 e di Londra con 20″05, battendo ogni volta il suo record personale, ma soprattutto conquistando il quinto posto nella finale dei campionati del mondo di Pechino, vinti da Bolt, con il crono di 20″02 che rimane tutt’ora il suo record personale ottenuto a 20 anni.
I due anni seguenti non sono stati molto fortunati per Zharnel, che ha continuato a concentrarsi sui 200 metri sulla scorta dell’ottimo 2015, ma agli Europei di Amsterdam 2016 è stato eliminato in batteria con 21″21 precludendosi la possibilità di andare ai Giochi Olimpici di Rio, principalmente a causa di un infortunio ai legamenti del ginocchio a seguito di una caduta occorsagli in allenamento.
L’anno successivo, ha partecipato ai campionati del mondo di Londra 2017, ma pur facendo leggermente meglio è stato eliminato in semifinale con 20″85, forse perché il problema al ginocchio dell’anno prima continuava a creargli problemi in curva e, infatti, dall’anno seguente è tornato a gareggiare maggiormente sui 100 metri.
Il 2018, in realtà, è iniziato per lui in maniera traumatico in quanto il 23 gennaio è stato aggredito da uomini armati a Kingston, mentre si stava allenando, ma i colpi sparatigli contro fortunatamente non lo hanno colpito pur lasciandolo molto turbato.
Il 24 febbraio, però, sempre a Kingston, ha portato il suo record dei 100 metri a 10″01, battendo Yohan Blake (10″05) ma soprattutto, il 9 giugno sempre a Kingston, per la prima volta in carriera, ha superato la soglia fatidica dei dieci secondi sui 100 m, correndo in 9″91, migliore prestazione europea stagionale e suo personale che, peraltro, ancora resiste.
Il 7 agosto 2018 Hughes ha ottenuto l’affermazione più prestigiosa della sua carriera vincendo il titolo dei 100m agli Europei di Berlino con 9″95 secondi, migliorando il record della manifestazione ottenuto dal francese Jimmy Vicaut in semifinale con 9″97, davanti al connazionale Reece Prescod, mentre il transalpino aveva dovuto rinunciare a partecipare per un problema muscolare.
Nel 2019 ha poi confermato la sua ottima predisposizione sulla distanza più veloce dell’atletica finendo sesto nella finale dei campionati del mondo di Doha, proprio davanti a Filippo Tortu con 10″03, ma poi il 2020, l’anno dell’esplosione della grande pandemia mondiale, ha gareggiato e si è allenato pochissimo per i problemi sanitari legati al virus.
Nel 2021 Zhranel è tornato certamente su ottimi livelli, dopo un anno di quasi totale inattività, gareggiando ancora una volta più sui 100 che sui 200 e ottenendo la finale Olimpica a Tokyo con il buon crono di 9″98, unica volta nell’anno sotto i 10, per poi essere squalificato nella finale, dove avrebbe corso vicino a Jacobs, per falsa partenza.
Nel 2022 ha ripetuto un po’ la stagione precedente, cercando di arrivare agli appuntamenti fondamentali nella miglior condizione, e infatti ha fatto il personale dell’anno nella batteria dei mondiali con 9″97, ma poi è uscito in semifinale arrivando terzo con 10″13 in una gara dove forse è stato condizionato dalla troppa vicinanza di Kerley e Coleman, che però hanno chiuso con tempi sopra i 10 secondi in una giornata climaticamente non ideale per la velocità.
Riassumendo un atleta che visto ai mondiali sembra in buonissime condizioni, che magari potrebbero essere ancor migliori in Germania, che in carriera è sceso 10 volte sotto i 10 secondi in 8 diverse manifestazioni rispetto alle 5 in 3 diverse di Jacobs, per cui oggettivamente per batterlo all’apice della forma ci vuole certamente una grande prestazione di un avversario che abbia a sua volta una forma perfetta, oppure il 97/98% di quella per adesso unica delle 2 magiche ore di Tokyo.