Henry Rono è stato un mezzofondista e siepista keniano, nato il 12 febbraio 1952 a Kapsabet, rimasto negli annali dell’atletica mondiale soprattutto per essere riuscito nell’impresa di battere 4 record del mondo nello spazio di 81 giorni nel 1978, dall’inizio di aprile sino alla fine del giugno successivo, rispettivamente nei 5000, poi nei 3000 siepi e a seguire sui 10000 e sui 3000 metri.

I suoi primi anni di vita a Kiptaragon, un insieme di piccole fattorie sulle Nandi Hills nella Rift Valley del Kenya, furono particolarmente complicati e drammatici in quanto, un incidente in bicicletta, gli impedì di camminare fino all’età di sei anni, con l’aggravante del padre che morì in un incidente con il trattore nello stesso periodo, e la madre che faticò quindi a trovare i soldi per la sua istruzione costringendolo anche per lunghi periodi ad abbandonare la scuola.

Ispirato alla corsa dalla vittoria del leggendario Kip Keino sui 1500m ai Giochi Olimpici del 1968 in Messico, il talento di Rono sbocciò in ogni caso quando fu reclutato dall’esercito keniota, venendo poi selezionato per i 5000m e i 3000 siepi alle Olimpiadi del 1976 a Montreal in Canada, dove non arrivò mai a causa del boicottaggio keniota per quei Giochi.

La mattina di sabato 8 aprile 1978, Rono aveva 26 anni ed era al secondo anno di educazione fisica e psicologia alla Washington State University, mentre il record mondiale dei 5000m maschili era detenuto con 13’12″9 da Theodorus Jacobus Leonardus Quax, atleta neozelandese argento dietro il finlandese Lasse Viren nella finale olimpica dei 5000m a Montreal nel 1976, che l’anno precedente allo Stadio Olimpico di Stoccolma abbassò di 1 decimo il record fino ad allora detenuto dal belga Emiel Puttemans, che corse nel 1972 a Bruxelles in 13’13″0, 6 anni dopo che l’australiano Ron Clarke fece 13’16″6 sempre nella capitale svedese nel 1966.

Alla fine di quel giorno, l’inizio per Rono del periodo magico della sua carriera agonistica, il record iridato dei 5000 metri venne abbassato di 4 secondi e 5 decimi sulla pista dell’Edwards Field dell’Università della California a Berkeley, con la sua vista panoramica sulle colline di Berkeley, la baia di San Francisco e il Golden Gate Bridge, dalla figura un po’ sgraziata dell’atleta keniano e certamente nessuno si aspettava quell’impresa e quel crono di 13’08″4.

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All’inizio della stagione all’aperto del 1978 infatti, Rono studiava e si allenava negli Stati Uniti ma era ancora una figura poco conosciuta sulla scena internazionale. Anche se nella parte finale della stagione 1977 aveva dato prova delle sue capacità, con un 27’37″1 al quarto posto nella lista mondiale di tutti i tempi dei 10.000 metri, arrivando secondo a Brendan Foster nel Meeting IAC-Coca Cola a Crystal Palace nel sud di Londra, e con un eccellente 7’40″9 sui 3000 metri di una gara a Wattenscheid, in Germania.

Tuttavia, poco faceva presagire tra gli addetti ai lavori che Rono potesse lasciare segnali così indelebili sui libri dei record mondiali nei mesi di aprile, maggio e giugno del 1978.

Il 5000 metri del primato battuto a Quax, infatti, sarebbe stato il primo di quattro record mondiali a cadere vittima dell’incontenibile Rono nell’arco dei suoi 81 giorni da capogiro.

Jonathan Rosen del New York Times così commentò: “Rono non ha semplicemente battuto quattro record mondiali, sui 5000m, sui 3000 siepi, sui 10.000m e sui 3000, li ha cancellati in gare poco impegnative e con poca concorrenza, con una dieta a base di cheeseburger e Budweiser. Il suo passo non era dei più aggraziati, ma la sua forza di volontà e il suo fiato erano ineguagliabili“.

Questo era evidente all’Edwards Field quel giorno di aprile quando, gareggiando per lo Stato di Washington nell’incontro Triangular Match, il basso ma lungo passo di Rono si fece strada senza sosta nel libro dei record mondiali.

Dopo un lento giro iniziale di 67″3, coninuò a inseguire il tempo da solo, con una media di 63″1 al giro e chiudendo con un ultimo in 59″5 secondi.

Sulla pista dove il diciannovenne Jim Ryun aveva conquistato il suo record mondiale del miglio in 3’51″3 nel 1966, Rono battè il record di Quax di 4″5 e migliorò di 13″7 il suo personale precedente.

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Successivamente Rono rivolse la sua attenzione ai 3000 siepi e, a Seattle il 13 maggio, nonostante le condizioni ventose e una tecnica di corsa irregolare, fece registrare 8’05″4, superando di 2″6 secondi il record di Anders Garderud di due anni prima.

Lo svedese aveva corso in 8’08″02 strappando l’oro davanti a 73.000 persone in una drammatica finale olimpica a Montreal nel 1976 con il polacco Bronislaw Malinowski e il tedesco dell’Est Frank Baumgartl che gli diedero filo da torcere, ma quest’ultimo cadde quando era a pari merito con Garderud all’ultima barriera, riuscendo comunque a recuperare e a conquistare il bronzo.

Solo 200 persone sfidarono le intemperie per assistere all’impresa di Rono sulle siepi nel Northwest Relays dell’Husky Stadium con il keniano che affrontò in solitaria raffiche di otto metri al secondo.

Jim Johnson, che si classificò secondo in 8’36″1, disse allora: “Se Rono avesse avuto un po’ di tecnica sugli ostacoli, oggi avrebbe abbattuto la barriera degli otto minuti. La sua forma di ostacolista è irregolare, ma ha molta potenza e la usa. La velocità tra gli ostacoli non gli manca di certo“.

Il miglior tempo di Rono nelle siepi prima del 1978 era stato di 8’29″0, anche se nell’aprile di quell’anno si era migliorato fino a 8’14″8.

Dopo essere diventato il primo uomo a detenere i record del mondo sui 5000 metri e sui 3000 siepi, l’instancabile keniano si spostò in Europa per dare l’assalto al primato del connazionale Samson Kimobwa sui 10000 di 27’30″5.

Il luogo in cui si svolse la gara, appositamente organizzata per il tentativo, fu il Cricketer Place di Vienna l’11 giugno, all’interno del Prater Park, all’ombra della gigantesca ruota panoramica Reisenrad, sulla quale Orson Welles pronunciò il famoso discorso sull’orologio a cucù nel classico film ambientato nella capitale austriaca.

Fortunatamente, gli orologi a lancette dei giudici di gara funzionavano tutti correttamente perché l’attrezzatura del fotofinish non riuscì a registrare subito Rono che tagliò il traguardo in uno straordinario 27’22″4 (27’22″47 secondo il cronometraggio elettronico delle fotocellule successivamente ricostruito), ben 8″2 secondi in meno del record di Kimobwa.

In quell’occasione Rono fu assistito da un pacemaker per una parte del percorso, l’olandese Jos Hermens detentore del record mondiale dell’ora, che durò otto giri e mezzo prima di uscire dalla pista.

Rono raggiunse la metà del percorso in 13’48″2 e corse il secondo 5000m in solitaria in 13’34″3, chiudendo nel giro finale in 57″0. Il colombiano Domingo Tibaduzia arrivò secondo, a mezzo giro di distanza, chiudendo in 27’53″0, record sudamericano.

La chiusura del capolavoro agonistico del mezzofondista keniano si realizzò poi con il quarto record mondiale, ai Bislett Games di Oslo in Norvegia, il 27 giugno, dove migliorò di 3″1 secondi il primato dei 3000 metri di Brendan Foster, con il tempo di 7’32″1, correndo in 3’49″5 per la prima metà e 3’42″6 per la seconda, il suo miglior crono in carriera per lui sui 1500 metri.

Rono si trovò da solo una volta passato in testa al quarto giro e l’enormità del suo risultato è sottolineata dal fatto che i suoi due più immediati inseguitori, il tanzaniano Suleiman Nyambui (7’40″3) e il britannico Nick Rose (7’40″4), salirono allora al quinto e al sesto posto nella classifica mondiale di tutti i tempi.

Queste quattro gare da sole avrebbero garantito un posto in qualsiasi pantheon di grandi di tutti i tempi, ma Rono continuò in quel fantastico 1978 con la doppietta di 10.000 m e di 3000 siepi ai Campionati Africani di Algeri, e un’altra doppietta sui 5000 m e sui 3000 siepi ai Giochi del Commonwealth di Edmonton, in Canada.

Nel 1978 rimase imbattuto in 31 gare all’aperto fino all’epico duello di due miglia con Steve Ovett nel meeting IAC-Coca Cola di fine stagione a Crystal Palace, dove il britannico stimolato al massimo vinse in 8’13″5, miglior tempo mondiale all’aperto.

Dal 1979 però Rono non seppe ripetere le imprese dell’anno precedente e oltretutto, nel 1980, come nel 1976, fu costretto a non partecipare alle Olimpiadi del 1980 a causa di un altro boicottaggio per cui forse le sue motivazioni e la sua testa subirono un brusco contraccolpo.

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Nel 1981 iniziarono poi i suoi problemi con l’alcol ma questo non gli impedì, il 13 settembre pur con i postumi di una sbornia della sera prima, di battere a Knarvik, in Norvegia, il suo primato del mondo sui 5000 metri con il tempo di 13’06″20, 2″2 secondi meglio del tempo di Berkeley.

Purtroppo poi l’alcol ebbe tragicamente la meglio e, negli anni successivi, il grande atleta keniano trascorse periodi da senzatetto, fu arrestato per guida in stato di ebbrezza e intraprese una serie di lavori umili in città e paesi degli Stati Uniti solo per sopravvivere.

Fortunatamente, però, alla fine degli anni ’90 iniziò a controllare il suo alcolismo, imparò per la prima volta l’inglese in modo corretto, si diplomò come tecnico e iniziò a fare l’allenatore.

Sono stato in cima alla montagna più alta e poi sono sceso in fondo al mondo“, disse Rono ricevendo l’Inspiration Award 2008 al World Athletics Gala di Monte Carlo. “Guardando indietro ora, riesco a ricordare quello che è successo nel 1978, ma gli otto anni successivi sono più o meno un vuoto“.

A 71 anni Rono è tornato felicemente in Kenya, nel suo vecchio villaggio natale di Kiptaragon, “tra gli alberi di avocado e i fiori di Bougainvillea della sua giovinezza“, come ha riportato il New York Times nel settembre dello scorso anno.

Il periodo della sua vita di cui va più fiero, insiste, non è quello in cui ha battuto quattro record mondiali in 81 giorni, 45 anni fa, ma quello in cui si è iscritto al community college e ha finalmente raggiunto l’obiettivo che gli era sfuggito da tempo, la padronanza dell’inglese.

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