Il mito di Powel resiste da oltre 31 anni

Il record del mondo del saltatore statunitense sembra destinato a durare in eterno

Il prossimo 10 novembre di quest’anno, Michael Anthony Powell, detto Mike ma anche il folletto di Filadelfia, città dove nacque appunto nel 1963, compirà 60 anni e da oltre 31 è il primatista del mondo del salto in lungo, da quando il 30 agosto del 1991 superò in un epico duello, che ancora oggi è ricordato come una delle più belle gare nella storia dell’atletica, il figlio del vento Carl Lewis con la misura di 8,95m, e conquistò la prima delle sue due vittorie in un campionato del mondo.

Powell conquistò un’altra medaglia d’oro ai Mondiali di Stoccarda 1993, una di bronzo in quelli di Göteborg 1995, ma anche due argenti ai Giochi olimpici di Seul 1988 e Barcellona 1992, in entrambi i casi preceduto dal suo grande rivale Lewis.

Benché detenga questo storico primato da così tanto tempo, Mike è ricordato meno di altri celebri saltatori in lungo quali ovviamente lo stesso Lewis, Bob Beamon a cui lo stesso Powel tolse il record quel giorno dell’agosto 1991, e Ivan Pedroso, lo straordinario specialista cubano, vincitore di 1 Olimpiade, 4 Campionati del Mondo all’aperto e 5 al coperto, che riuscì anche a superare di 1 centimetro il record dello statunitense, nel 1995 in un meeting al Sestriere, ma il cui risultato venne annullato per una grave anomalia da parte di un giudice italiano che aveva coperto l’anemometro di misurazione del vento irregolare.

Alla vigilia di quei Campionati del Mondo in Giappone Powell, in realtà, era ampiamente sfavorito in quanto il leggendario King Carl era imbattuto da 10 anni in una gara di salto in lungo, avendo vinto tra l’altro gli ultimi due titoli olimpici e mondiali, anche se di fatto nel 1990 aveva portato il suo personale a 8,66, migliore di quello di Lewis nello stesso anno di 8,51.

Lewis, in ogni caso, era arrivato nel paese del sol levante per i campionati iridati in una condizione eccezionale e, pochi giorni prima della finale del lungo, aveva vinto quella dei 100 metri battendo il record del mondo con l’eccezionale tempo per l’epoca di 9″86.

Ma Powell era in ogni caso fiducioso di poter porre fine alla striscia vincente di Lewis e ricorda in tal modo il suo stato d’animo di allora.

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“Avevo inseguito Carl per otto anni. Quando ho iniziato a gareggiare contro di lui, mi batteva di 50 centimetri. Ma nell’ultima gara prima dei Campionati del Mondo, mi ha battuto solo di un centimetro nell’ultimo salto.

Sapevo che stavo chiudendo il divario e sentivo che ai Campionati del Mondo sarebbe stata la mia opportunità di batterlo finalmente.

La velocità è uno degli ingredienti più importanti nel salto in lungo. Così quando Carl ha battuto il record del mondo nei 100m, sapevo che era pronto a battere anche quello del lungo e, quindi, che l’unico modo per batterlo sarebbe stato quello di essere pure io in grado di farlo“.

Sino a quel giorno di fine agosto il record del mondo era rimasto a Bob Beamon per 23 anni, con il suo sensazionale balzo a 8.90m realizzato ai Giochi Olimpici di Citta del Messico del 1968, mentre Lewis aveva fatto quattro dei primi sei salti nella storia, 8.79m, 8.76m, 8.76m e 8.75m, apparendo sempre il candidato più probabile per poter superare lo storico record di Beamon.

Powell, come ricordato sopra, aveva un personale di 8,66m dell’anno prima, e aveva vinto l’argento dietro Lewis ai Giochi Olimpici di Seul 1988, ma l’atmosfera di quella serata giapponese lo ha fatto sentire carico come non mai nella sua carriera agonistica.

Il suo ricordo diretto: “Mi sentivo speciale la prima volta che ho fatto una passeggiata sulla pista un paio di giorni prima della competizione, perché mi è sembrata davvero molto veloce.

In tanti si lamentavano del tempo, ma per me era perfetto perché c’era un tifone che doveva arrivare, quindi era molto afoso ed era la situazione atmosferica in cui in qualsiasi momento ci sarebbe stato un fulmine senza pioggia, con tanti ioni nell’aria piena di elettricità. Era lo stesso tipo di tempo di quando Bob Beamon aveva battuto il record in Messico“.

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Quando la finale è iniziata dopo il primo salto Lewis ha subito piazzato un grande balzo che avrebbe potuto già garantirgli il titolo, visto che è atterrato a 8,68 m, oltre il personale di sempre di Powell che, nel frattempo, aveva fatto solo 7,85m.

Quando Carl ha saltato 8,68m, non ero affatto sorpreso, mentre il mio primo tentativo è stato orribile, ma mi sono detto che dovevo stare calmo e fare quel che sapevo nel migliore dei modi.” 

L’approccio calmo ha funzionato bene per Powell, e nel secondo turno è atterrato con un salto di 8,54m per mettere pressione su Lewis che aveva fatto nullo.

Nella mia mente ho pensato di aver fatto circa 8,25m, forse 8,30m. Così quando hanno detto 8,54m, ero davvero eccitato perché sapevo di avere ancora molto margine. Ho parlato con il mio allenatore Randy Huntington e mi ha dato suggerimenti su cosa concentrarmi. Durante le gare lo guardavo sempre per avere consigli“.

Al terzo turno, però, Lewis si è superato addirittura rispetto al suo personale di sempre di 8,79, con un 8,83 che, pur non valido statisticamente per il vento eccessivo, gli ha fatto incrementare il vantaggio e posto in una situazione di quasi totale certezza del titolo.

Powell non si è scomposto e pur saltando solo 8,29 in quel terzo turno ha così ricordato del salto di Carl: “Ho pensato tra me e me che fosse andato lontano, anche se non credevo proprio fosse il record del mondo, ma ci stava sicuramente provando“.

Lewis fece un altro grande salto nel quarto round, con la rilevazione del vento di + 2,9 m/s che arrivò prima che sul tabellone apparisse la sensazionale misura di 8,91m, non valido come nuovo record ma, praticamente, nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo sul fatto che la medaglia d’oro potesse sfuggirgli.

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Nel quinto round, però, tra la totale sorpresa della folla e degli addetti ai lavori sul campo, Powell ha realizzato il capolavoro della sua vita agonistica, il salto perfetto che lo ha portato sino a 8,95 metri e questo è il suo ricordo.

Ero arrabbiato dopo il quarto salto di Carl, la mia adrenalina era altissima. Prima di partire per la rincorsa ho visualizzato tutti i movimenti che avrei dovuto fare, e tutto mi è apparso chiaro come non mai e sono partito.

Ho fatto un grande salto, rimanendo un sacco di tempo in aria, e poi la folla mi ha fatto capire quanto fossi andato lontano perché urlavano e potevo sentirli dire ‘record mondiale’. Era così forte nello stadio.

Mi sentivo bene, avevo fatto un salto davvero buono anche se il mio stacco non fu perfetto ma avevo avuto la possibilità di andare molto in alto. Sapevo solo che avevo saltato oltre lui e stavo solo aspettando che arrivasse la misurazione, felice perché avevo visto che il vento era di 0,3m/s.

Mi sembrò che ci volesse molto tempo per il risultato, i numeri salivano lentamente, uno alla volta, ma alla fine quando vidi otto virgola nove… cinque, non lo dimenticherò mai, ero così felice e mi misi a correre in pista

Lewis aveva ancora due salti da fare, però. Si avvicinò con entrambi, saltando 8,87m, misura che rimase il suo record di sempre, e 8,84m, ma non fu abbastanza per togliere a Powell primato e titolo di campione del mondo.

Entrambi gli atleti avevano superato il mitico record di Beamon, uno con vento nella norma e l’altro no, ma soprattutto Powell aveva messo fine alla decennale striscia vincente di Lewis.

Dopo l’ultimo salto di Carl, ho capito definitivamente che l’avevo battuto ed ero tanto felice per cui ho corso senza sapere bene cosa stessi facendo.

Alla gara di New York all’inizio dell’anno, quando Carl mi aveva battuto di un centimetro, è sceso per congratularsi con me, mi ha messo il braccio intorno e detto che era stata una grande gara. Così dopo quell’ultimo salto a Tokyo è venuto da me e io ho messo il braccio intorno a lui e l’ho accompagnato lungo la pista, dicendogli che era un grande avversario”.

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Ma per Powell, il suo salto record a Tokyo non è stato semplicemente una grande vittoria, ma ha anche rappresentato la risposta perfetta a tutte le battute d’arresto che aveva vissuto fino a quel momento come ricorda lui stesso con una certa amarezza.

Per me, era solo il culmine di tutto ciò che era andato storto nella mia vita, per ogni volta che qualcuno mi aveva chiamato testa di rapa o per ogni ragazza che mi aveva rifiutato per un appuntamento, o chiunque avesse mai dubitato di me, quel salto era per loro, dicendo solo ‘prendi questo’.

Era molto di più che una semplice gara, ero io che facevo sapere alla gente che mi stavo facendo valere e che stavo lasciando il segno. È stato molto più di un salto per me, è stato un punto di svolta nella mia vita“.

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