Il mito intramontabile di Al Oerter

Uno dei due soli atleti che hanno vinto 4 titoli olimpici consecutivi

Il 19 settembre 1936 nasceva a New York Alfred Adolf Oerter Jr., detto Al, certamente il più grande discobolo di tutta la storia dell’atletica grazie alla sua interminabile carriera contraddistinta da ben 4 medaglie d’oro olimpiche in quattro diverse edizioni, dal 1956 al 1968, evento straordinario eguagliato solamente da Carl Lewis nel 1996.

Al aveva già vinto tantissimo a 25 anni, su tutto i primi due dei suoi quattro titoli olimpici consecutivi, ed era anche sopravvissuto a un incidente d’auto che aveva quasi messo fine alla sua vita, quando la sera del 18 maggio 1962 salì sulla pedana del disco per il suo quarto lancio alle Coliseum Relays di Los Angeles.

In quel momento della sua vita agonistica non aveva ancora inciso il suo nome nel libro dei record mondiali che, per quanto riguarda il disco, apparteneva a uno dei suoi avversari in quella gara di Los Angeles, Jay Silvester, che aveva lanciato 60,72 m ai campionati militari internazionali, disputati allo Stadio Heysel di Bruxelles il 20 agosto 1961

Nel secondo turno di lanci nell’impianto del Coliseum californiano di Los Angeles, dove John Anderson aveva vinto l’oro per gli Stati Uniti ai Giochi Olimpici del 1932, Oerter ci era andato vicino con un lancio di 60,54 metri, seguito da un nullo alla terza prova.

Al quarto tentativo, però, il gigante statunitense, dai capelli color sabbia, alto 1.93 m per 134 kg scagliò l’attrezzo a 61,10 m.

Da evidenziare come quel primato, di grandissimo valore tecnico di per sé, sia stato considerato di un significato ancor maggiore in una nazione in cui il sistema di misurazione abituale privilegia storicamente i piedi e i pollici, per cui il lancio di Oerter che tradotto, fu di 200 piedi e 5,5 pollici, venne considerato negli Stati Uniti un’autentica pietra miliare dell’atletica leggera come scrisse nel 2020 Jack Hayes.

Ero al Los Angeles Coliseum quella sera e, a distanza di 58 anni, ricordo ancora l’emozione nel vedere quel lancio atterrare oltre la linea di gesso a 200 piedi“.

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Il tentativo di superare la barriera del disco a 200 piedi era considerato, negli States, un impresa storica come quella di abbattere la soglia dei 4 minuti nel miglio, classica distanza anglosassone.

Il record era già stato superato due volte in gara, ma in entrambe le occasioni in circostanze che avevano reso la prova non valida.

Il primo a superarlo fu Richard “Rink” Babka, il lanciatore statunitense fu secondo a Oerter il giorno del record alle Coliseum Relays del 1962 con 59,05 m. In gara alle Apple Valley Relays di Victorville, in California, nel marzo 1958, Babka lanciò a 201 piedi, ma il suo disco atterrò in un canale di scolo 5,9 pollici sotto il livello dell’area di lancio, 5,5 pollici oltre il limite legale di inclinazione.

La distanza ufficiale è stata corretta dal giudice Jim Reinhard a 198 piedi e 10 pollici. La misurazione di 60,60 m avrebbe polverizzato il record mondiale di 59,28 m dell’altro statunitense Fortune Gordien, risalente a cinque anni prima, ma il fatto che il cerchio fosse stato dipinto sulla superficie di cemento, sebbene all’epoca fosse accettabile secondo le regole NCAA, non era consentito dall’AAU e dalla IAAF.

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Lo stesso Oerter lanciò 202 piedi e 6 pollici, 61,72m, alle Arkansas Relays di Fayetteville nell’aprile 1958, ma il campo aveva una pendenza del 2,5%, troppo elevata per essere ratificata.

In ogni caso, il primato ufficialmente riconosciuto a Oerter non durò a lungo in quanto il 4 giugno 1962, appena 17 giorni dopo le Coliseum Relays, il sovietico Vladimir Trusenyev superò quel 61,10 con 61,64 metri a Leningrado.

Meno di un mese dopo però, il 1° luglio, Oerter si riprese il primato con 62,45 m in occasione dell’incontro USA-Polonia allo Stagg Field di Chicago, per poi portarlo a 62,62 il 27 aprile 1963 e a 62,94 il 25 aprile 1964, ma lo perse definitivamente, senza più riappropiarsene nell’agosto dello stesso anno, quando il suo rivale ceco Ludvik Danek lanciò 64,55 m a Turnov.

Pur non avendo più realizzato il primato del mondo, Oerter rimane il più grande discobolo di tutti i tempi, proprio per i suoi quattro titoli olimpici consecutivi, impresa riuscita a due soli atleti nella storia perché poi, i record vengono battuti ma le medaglie d’oro restano e, infatti, basti pensare che uno dei suoi vari avversari dell’epoca, il connazionale Jay Silvester a cui Oerter aveva tolto il primato proprio quel 18 maggio 1962 a Los Angeles, riuscì nell’impresa di ottenere per ben due altre volte il primato iridato con le misura di 66,54 e 68,40 ottenute nel 1968, ma poi ha ottenuto in carriera solo un argento alle Olimpiadi dei Monaco del 1972.

Quando Oerter morì nel 2007, all’età di 71 anni, Hal Connolly, che vinse l’oro nel martello come compagno di squadra degli Stati Uniti alle Olimpiadi di Melbourne del 1956, lo definì: “il più grande atleta di atletica leggera del XX secolo. Non era solo un grande olimpionico, ma Zeus in persona“.

In ognuno dei suoi trionfi olimpici, Oerter superò il record olimpico, batté il detentore del record mondiale, fu più forte degli infortuni e superò il favorito per l’oro.

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L’inizio del mito

Nato nel quartiere Astoria del Queens a New York, Alfred Adolph Oerter Jr è cresciuto a New Hyde Park, Long Island, iniziando la sua vita atletica come velocista, ma a 15 anni passò alla corsa di mezzofondo quando un disco vagante gli finì davanti sulla pista della Sewanhaka High School.

Lo lanciò con disinvoltura più lontano del compagno di squadra che l’aveva lanciato e l’allenatore della scuola insistette immediatamente perché cambiasse la pista con la pedana e poco dopo stabilì il record nazionale degli studenti, guadagnandosi una borsa di studio per l’Università del Kansas, dove fu compagno di classe della stella del basket Wilt Chamberlain.

Solo cinque anni dopo aver preso in mano per la prima volta un disco, Oerter si trovò a fare il lungo viaggio fino a Melbourne per i Giochi Olimpici del 1956.

Ispirato dai lanci al primo turno dei due favoriti, il detentore del record mondiale, lo statunitense Fortune Gordien, e il campione olimpico di Londra 1948, l’azzurro Adolfo Consolini, ma anche dall’entusiasmo generato dai 100.000 spettatori del Melbourne Cricket Ground, il ventenne Oerter, totalmente sfavorito alla vigilia, fece un ottimo lancio iniziale di 56,36 metri, battendo il record dei Giochi di 55,03 m stabilito dal connazionale Simeon Iness a Helsinki quattro anni prima, e distrusse subito le velleità dei suoi avversari.

Nessuno rimase però più sbalordito dello stesso Oerter che rimase così sopraffatto dall’inaspettato successo che quasi svenne sul podio della medaglia.

Alla fine di quella gara Gordien vinse l’argento con 54,81 m, mentre Consolini sesto con 52,21.

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L’amicizia di Babka che lo aiutò a conquistare l’oro di Roma

Nel 1957 Oerter fu fortunato a scampare alla morte in un terribile incidente d’auto e riuscì, dopo una lunga degenza, a riprendersi per entrare a far parte della squadra statunitense per le Olimpiadi del 1960 a Roma.

Rink Babka, suo connazionale e detentore del record del mondo, partì favorito allo Stadio Olimpico portandosi  in testa con uno lancio iniziale di 58,02 metri mentre Oerter non riuscì subito ad avvicinarsi ma, mentre si preparava per il suo quinto tentativo, Babka gli fece notare che aveva portato il braccio sinistro troppo in basso durante la rotazione.

Oerter recepì perfettamente il consiglio e sfoderò un lancio da 59,18 m, record olimpico e suo primato personale  con il gentilissimo Babka che non riuscì più a migliorare il suo lancio iniziale e si dovette accontentare dell’argento.

Un grande esempio di sportività così commentato dallo stesso Oerter: “Aveva la medaglia d’oro in tasca, ma era un amico e un grande compagno di squadra.”

Quel che, invece, accadde quattro anni alle Olimpiadi di Tokyo 1964 ebbe del miracoloso in quanto l’orgoglio di Long Island soffriva già da tempo di una lesione cronica al disco cervicale che richiedeva l’uso di un tutore per il collo quando, sei giorni prima della gara, scivolò su del cemento bagnato nel cerchio di lancio e si lacerò la cartilagine sul lato destro della cassa toracica.

Al ebbe un’emorragia interna e un forte dolore, esacerbato fino a diventare lancinante nel movimento di allungamento che comportava il tentativo di lancio. I medici della squadra statunitense gli dissero di dimenticare le Olimpiadi e di riposare per sei settimane.

Oerter si oppose dicendo: “Queste sono le Olimpiadi: si muore prima di mollare.”

Ludvik Danek era il chiaro favorito, avendo portato il record mondiale a 64,54 m ed essendo imbattuto da 45 gare.

Oerter percorse l’area del disco come un animale ferito e alla fine strappò il nastro dal fianco per stabilire l’ennesimo record olimpico di 61,00 m nella quinta prova e portarsi  dal terzo al primo posto della competizione che gli valse l’oro davanti a Danek, fermo a 60,52 m.

In Messico infine, nel 1968, Jay Silvester, detentore del record mondiale di 68,40 m, era il grande favorito e, nelle qualificazioni aveva anche battuto il record olimpico di Oerter ma poi, nella finale, arrivò solo quinto con Al che conquistò il suo quarto oro olimpico con il suo quarto record olimpico di 64,78m.

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Il personale di 69,40 realizzato a 43 anni

Dopo poche gare disputate nel 1969, il quadruplo campione olimpico si ritirò, resistendo alla tentazione di conquistare l’oro numero cinque nel 1972.

Poi, nell’autunno del 1976, successe una cosa che poteva accadere solo a un mito, come raccontato dalla moglie Cathy, ex saltatrice in lungo a livello internazionale: “Al stava guidando attraverso il New England e vide una pista dove si stava svolgendo una gara organizzata da una scuola superiore locale. Non lanciava né sollevava da quasi otto anni. Prese in prestito un disco e un paio di scarpe da lancio, entrando in campo senza preavviso.

Per una quota di iscrizione di 50 centesimi, vinse un trofeo di 4 pollici che per lui fu importante quanto una medaglia d’oro olimpica.”

Da quel momento Oerter riprese gli allenamenti e il suo obiettivo era qualificarsi per le Olimpiadi di Mosca del 1980 ma, il boicottaggio degli Stati Uniti impedì il suo clamoroso rientro, ma fece ugualmente i trials statunitensi all’Hayward Field di Eugene e, all’età di 43 anni, si classificò al quarto posto, nonostante un infortunio, con il pubblico presente tutto in piedi a tributargli una standing ovation che durò 10 minuti.

Nel maggio dello stesso anno Oerter realizzò il suo primato personale di 69,40 m e finì la stagione al secondo posto della lista mondiale. Incredibilmente riprovo a qualificarsi per le Olimpiadi di Los Angeles del 1984, aveva 47 anni, ma un ennesimo infortunio vanificò il suo tentativo che non gli impedì però di continuare a lanciare sino a 50 anni quando, sempre a Eugene, nel 1987 con 62,40 m conquistò il titolo mondiale dei master.

Una vita interessante

Per tutta la durata della sua carriera di atleta, Oerter ha adattato i suoi allenamenti al lavoro di dirigente informatico per la società aeronautica Grumman di Long Island.

In seguito è diventato un oratore motivazionale e un pittore astratto, fondando l’Art of the Olympians, un programma che mette in mostra il talento artistico dei concorrenti olimpici e paralimpici, oltre che lo spirito dei Giochi.

Oerter ha sofferto di pressione alta per tutta la vita e all’età di 61 anni gli è stato detto che aveva bisogno di un trapianto di cuore. Ha rifiutato, dicendo: “Ho avuto una vita interessante e me ne vado con quello che ho.”.

Morì dieci anni dopo, nel 2007, a Fort Myers, in Florida e queste sono le sue parole dette pochi anni prima che rappresentano la sintesi della sua vita: “Tutto quello che ho sempre voluto è stato sentire il sole sulle spalle, un disco in mano, un anello solido sotto di me, e girare con una forza maggiore di quella che chiunque abbia mai raggiunto.”

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