Ajla Del Ponte è un’atleta svizzera, del cantone di lingua italiana, originaria di un paesino che si chiama Bignasco, situato a un centinaio di chilometri dal confine italiano.
Dopo alcune stagioni in cui aveva fatto vedere le sue grandi potenzialità, la 24enne velocista è esplosa agonisticamente la scorsa estate realizzando ottimi crono nelle distanze dei 100 e 200 metri, oltre a vincere anche due gare di Diamond League sulla distanza più breve.
Quest’inverno, all’inizio di quello che sarà l’anno olimpico, ha subito fatto vedere di voler continuare sulla strada intrapresa l’anno scorso, e ha subito migliorato il proprio personale nei 60 metriindoor, portandolo da 7″17 a 7″14 nel corso della tappa di Metz del circuito World Indoor Tour Gold.
Ieri sera, nella finale dei campionati europei al coperto di Torun, ha compiuto il capolavoro assoluto della sua ancor giovane carriera, fermando il cronometro su un sensazionale 7″03, miglior prestazione mondiale dell’anno, record svizzero eguagliato e, ovviamente, titolo europeo vinto con oltre due metri sulla seconda, la finlandese Kemppinen che ha preceduto di un soffio, con lo stesso tempo di 7″22, l’olandese Samuel.
Un’atleta straordinaria, con ancora grandi potenzialità e, per celebrare al meglio la sua eccezionale impresa, voglio riproporre, sotto la foto del suo arrivo trionfale sul traguardo di Torun, l’intervista che ebbi il piacere di farle, a Rieti, lo scorso 5 luglio nel corso di una sua breve permanenza in Italia per partecipare, e vincere, i 100 metri del meeting in 11″35 nella finale, dopo aver fatto 11″32 in batteria.
Ciao Ajla, era la prima volta che correvi in Italia?
Ciao, in realtà era la terza volta che ci gareggiavo, avevo corso a Bressanone, qualche anno fa e poi, l’anno scorso, alle Universiadi di Napoli.
Sinceramente ne sono stata proprio felice perché mi è piaciuto tutto tantissimo a parte la mia prestazione, specie nella finale.
In effetti, dopo averti visto in batteria, credevo che avresti facilmente avvicinato il tuo personale di 11″21 se avessi trovato condizioni atmosferiche migliori e invece c’è stato un piccolo peggioramento, 11″35, ma sempre con vento contro.
Si, ci credevo anche io, stavo molto bene e in grado di fare un tempo migliore ma, al di là del vento, ho fatto qualche piccolo errore tecnico su cui vorrò riflettere, nei prossimi giorni, con il mio allenatore.
Laurent Meuwly è un tecnico svizzero, già allenatore della tua nazionale di atletica ed ora consulente della nazionale olandese. Oltre che tuo tecnico personale lo è anche anche della campionessa europea dei 400 hs, Léa Sprunger.
Raccontami come sei arrivata alla corte di Laurent e il tuo percorso tecnico sino a lui.
Io sono nata a Losone, un piccolo comune del distretto di Locarno nel Canton Ticino, ma in realtà sono cresciuta a Bignasco, località di circa 300 abitanti, sempre in quelle zone.
Ho cominciato a fare atletica verso i 13 anni, nella US Ascona, che è ancora la mia società, dopo aver praticato da piccolissima, per 5 anni, pattinaggio artistico.
Il mio primo vero allenatore è stato Ivo Pisoni ed è lui che mi ha orientato definitivamente alla velocità pura dopo aver fatto, per qualche anno, varie specialità tra cui lungo, alto ed anche salto con l’asta.
Diciamo che all’inizio facevo atletica più per divertimento ma poi, a un certo punto, ho capito che poteva diventare, almeno per un po’, una vera professione.
E questo è coinciso con il cambio di tecnico, da Pisoni a Meuwly?
Direi di sì, sono entrata nell’orbita di Laurent, allora responsabile della nazionale svizzera nel 2015, nell’anno degli esami di maturità, e ho preso la decisione di andare a fare l’Università a Losanna proprio per potermi allenare con lui.
Da allora, in effetti, è iniziata la tua grande ascesa agonistica, in particolare anche grazie alla fortissima staffetta 4×100 del tuo paese che tante soddisfazioni da ai vostri tifosi.
Ricordami le tue partecipazioni internazionali più prestigiose.
Dal 2016 ho partecipato alle Olimpiadi di Rio, ai Mondiali di Londra, agli Europei di Berlino, ai Mondiali di Doha, correndo sempre nella staffetta e, nelle ultime due manifestazioni, anche nei 100 metri individuali.
Inoltre, dal 2017, ho anche partecipato a tutti i principali eventi al coperto nei 60 metri.
Quali ritieni essere i tuoi successi migliori sino ad oggi?
Ritengo, certamente, di aver dato il meglio nella staffetta che è una gara che mi piace tantissimo e in cui, realmente, mi sento diversa, piu forte e carica perché mi sento particolarmente responsabilizzata del ruolo che ho.
A livello individuale il miglior piazzamento è stato l’argento alle Universiadi dell’anno scorso, a Napoli, dove abbiamo vinto anche l’oro con la staffetta.
Sempre con la staffetta abbiamo vinto l’oro alle Universiadi del 2017 a Taipei ma, purtroppo, nelle manifestazioni più prestigiose, abbiamo solo sfiorato il podio e quello che mi brucia particolarmente è stato il quarto posto degli Europei di Berlino del 2018 dove avremmo, certamente, potuto fare meglio, anche se le altre sono andate fortissime.
Ovviamente sono molto fiera di tutti i record nazionali che abbiamo battuto sempre con la 4×100 l’ultimo dei quali è stato, appunto, nella finale di Doha.
Tu sei la prima staffettista e la tua frazione presuppone una grande partenza e perfetta capacità di gestire la curva.
D’altra parte, hai ampiamente mostrato sinora di essere molto forte in partenza con dei buonissimi risultati anche sui 60 metri in cui hai un personale, in proporzione, ancor migliore di quello dei 100.
Si lo so il 7″17 che ho realizzato l’anno scorso è un tempo che vale più dell’11″21 sui 100 del 2018.
Diciamo che nei primi metri sfrutto molto anche delle doti naturali di accelerazione, mentre stiamo lavorando tanto, tecnicamente, sulla fase lanciata per correre al meglio i 100 e, in proiezione, anche i 200.
Tu vivi a Losanna per allenarti, ma anche per frequentare l’Università. Che piano di studi segui e a che anno sei?
Sto finendo il 1 anno magistrale, ho già ottenuto al Laurea Breve in Italiano e Storia. Sono abbastanza in pari con gli esami e conto di ottenere la Laurea Magistrale entro la fine del 2021.
Riesci a conciliare il tuo percorso formativo con l’allenamento? Quanti giorni e quante ore al giorno ti alleni?
In effetti non è semplicissimo perché, specie nelle fasi di carico, invernale e post stagione indoor, i carichi di lavoro sono molto consistenti. Mi alleno 9 volte alla settimana per 6 giorni, per cui tre volte doppio l’allenamento, e ogni seduta non dura mai meno di due ore con punte anche di tre.
Sono molto fortunata perché i miei compagni di corso dell’Università mi aiutano e mi mandano gli appunti delle lezioni che non riesco a seguire.
Insomma una situazione ideale, dunque. Non ti manca mai la tua casa, la tua famiglia, i luoghi della tua infanzia?
Certo ma non sono poi così distante e, in ogni caso, uno dei pochi vantaggi del lockdown di quest’anno è stato proprio quello di poter stare oltre due mesi a casa, con i miei genitori e mio fratello, fermo restando che sono riuscita ugualmente ad allenarmi sulla pista che ha visto i miei esordi nell’Atletica.
Tu sei nativa della zona intorno a Locarno e vivi a Bignasco, sempre nel cuore del Canton Ticino. Come mai ti chiami Ajla?
È un nome bosniaco perché mia madre è originaria della Bosnia.
Grazie Ajla, è stato un piacere conoscerti e, soprattutto, averti visto correre. Ti auguro ogni soddisfazione, perché te la meriti in tutti i sensi e mi auguro di rivederti presto correre in Italia.
Grazie a tutti voi, l’Italia mi piace tantissimo, è stata un’ottima esperienza e spero, vivamente, di poter tornare presto a gareggiare.