I primi campionati del mondo nella terra del figlio del vento

Un breve ricordo di Carl Lewis, il più grande atleta statunitense di tutti i tempi

Domani 15 luglio inizierà la 18esima edizione dei Campionati del Mondo di atletica che si disputeranno a Eugene, in Oregon, per la prima volta negli Stati Uniti da quando esiste questa manifestazione che ha visto la luce nel 1983 quando di disputò ad Helsinki, in Finlandia, il primo evento che sino al 1991 ebbe cadenza quadriennale, per poi passare a quella biennale, negli anni dispari, con l’eccezione ovviamente per quella di quest’anno in quanto la pandemia mondiale ha fatto rinviare le Olimpiadi di Tokyo, e slittare la competizione mondiale inizialmente previste per il 2021.

Come già ampiamente preannunciato, domani secondo l’orario di Eugene che è di 9 ore indietro rispetto a quello italiano, sarà anche il grande giorno delle batterie dei 100 metri e parlando della gara più veloce e più affascinante di tutti i campionati ci piace ricordare il più straordinario sportivo della storia dell’atletica statunitense, Carlton Frederick Lewis, che un paio di settimane fa ha compiuto 61 anni e che rimane ancora il punto di riferimento per tutti gli atleti suoi connazionali.

Il figlio del vento, così era chiamato sia per la sua velocità nelle corse veloci che per la leggerezza con cui sapeva librarsi in volo nel salto in lungo, specialità in cui si è distinto più di ogni altra, è nato a Birmingham in Alabama, nel profondo Sud degli States, proprio come Jesse Owens l’altro grande mito dell’atletica americana il quale, proprio come fece poi Lewis, emigrò successivamente al Nord, l’Ohio per Jesse, il New Jersey per Carl, destinato più tardi al sole e alla libertà di Santa Monica in California.

Si dice che il suo primo scopritore sia stato proprio Owens, ma in ogni caso la sua prima importante apparizione internazionale  fu nella Coppa del Mondo 1981, a Roma, quando Primo Nebiolo fece tracciare una nona corsia all’Olimpico perché l’atletica del boom azzurro doveva esserci e Lewis, che aveva vent’anni appena compiuti, corse i 100 metri e finì ultimo sfiorando gli 11”, abbagliato da una falsa partenza che non c’era stata.

Ma da quel giorno la sua carriera è stato un crescendo di successi di ogni genere per oltre 15 anni, a cominciare proprio dai primi mondiali di Helsinki del 1983 sino alla sera del 29 luglio 1996, ad Atlanta, quando conquistò la sua quarta medaglia d’oro olimpica consecutiva nel salto in lungo, 19esimo successo nella sua vita agonistica tra Olimpiadi e Campionati Iridati, ottenuti tra 100, 200, lungo e staffetta 4×100, aggiungendo per gradire anche due argenti e un bronzo.

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Quella sera fu di fatto la sua ultima vera gara, anche se l’anno dopo continuò a competere solo per fare una grande passerella finale prima del suo definitivo abbandono.

Lewis ha amato tremendamente l’atletica, al di la del suo infinito talento, ed ha sempre gareggiato senza mai troppe programmazioni anche quando il motore non era perfettamente a punto, e perdeva anche spesso perché non si centellinava, ma non se ne faceva certo un problema.

E’ stato un personaggio iconico anche fuori dalle piste e dalle pedane dell’atletica e, su tutte le sue attività pubblicitarie-commerciali, va ricordata la pubblicità alla Pirelli, calzando un paio di scarpe rosse da ballerina di flamenco, con tacchi vertiginosi, che qualcuno prese come confessione sulla sua natura, outing si usa dire oggi.

Adesso continua a dispensare la sua infinita esperienza gestendo sempre atleti di grande importanza e, da domani, sarà certamente in prima fila per assistere ai primi campionati del mondo nella sua nazione.

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