Noah Lyles - Michael Norman - Filippo Tortu (foto Getty Images)
Noah Lyles - Michael Norman - Filippo Tortu (foto Getty Images)

Non vi è alcun dubbio che la più grande sorpresa negativa dei recenti campionati del mondo del Qatar sia stato lui, Michael Norman, il ragazzone statunitense di neanche 22 anni che, dopo una stagione esaltante, culminata con i suoi due PB di 19″70 nei 200 metri e di 43″45 nei 400 metri, si è totalmente perso nella semifinale mondiale, dei 400, chiudendo settimo con un modestissimo 45″94.

Peraltro la sua batteria del giorno prima, chiusa in prima posizione con un agevole 45″00, non aveva, apparentemente, dato segnali di una condizione approssimativa e quindi, sono rimasto sbalordito nel vedergli correre una gara anonima, giungendo ultimo della sua semifinale.

Cosa sia realmente successo non è ancora ben chiaro, nel senso che lo statunitense, figlio di due ex atleti (madre giapponese e padre afroamericano), è apparso dopo la gara abbastanza tranquillo, ma rassegnato, come se quella prestazione se la aspettasse.

Non è riuscito, però, a dare una spiegazione precisa, facendo capire che aveva avuto prima dei Trials, a luglio, qualche problema fisico che, in qualche modo, era riemerso nelle ultime settimane prima di Doha.

Sono andato allora, a riguardarmi, con più attenzione, la sua batteria del primo ottobre e, in effetti, il suo 45″00 non è stato poi così agevole nel senso che si è presentato sul rettilineo finale, in terza posizione, e ha dovuto spingere per chiudere, sia pur di poco, al primo posto.

Quel che più colpiva, però, era la sua espressione stanca, derivante forse più dalla testa che dal corpo, che nulla aveva a che vedere con quella carica di energia ammirata negli ultimi metri, dei 200, alla Diamond League del 6 giugno a Roma, quando ha battuto Noah Lyles che, come si vede anche dalla foto in copertina, appare molto affaticato nel cercare di raggiungerlo.

E che Norman potesse essere stanco, al 2 di ottobre, non è poi cosi’ strano, avendo iniziato a correre velocissimo, già il 20 aprile, quasi 5 mesi e mezzo prima, con quello strabiliante 43″45 sui 400 metri, che rappresenta il suo PB e la quinta miglior prestazione mondiale di tutti tempi.

In realtà, poi, non è che abbia corso tantissime gare, ma quelle che ha fatto sono state impressionanti, come il ricordato 19″70 di Roma nei 200, l’ottimo 43″79 del 27 Luglio, ai Trials statunitensi, dove peraltro è stato battuto da Fred Kerley 43″64, poi giunto terzo ai Mondiali e il 44″26 del 6 settembre a Brussels, nella vittoria della tappa finale della Diamond League.

In definitiva, al di la di piccoli problemi fisici che possa avere avuto, credo che Michael abbia solo dimostrato di essere umano e che la sua testa di giovanissimo atleta, farà 22 anni a dicembre, non abbia retto così tanto tempo, specie per una gara tremenda come quella dei 400 metri.

Mi piace ricordare come i tre della foto, Norman, Lyles e Tortu, siano accomunati anche dalla partecipazione ai Campionati del Mondo Juniores di  Bydgoszcz del 2016, dove Lyles vinse i 100 metri davanti a Filippo e Norman trionfò sui 200.

Forse è questa la chiave di lettura: gli statunitensi si trovarono, all’improvviso, dopo anni leggermente bui nella velocità, due autentici fenomeni con Lyles ottimo centometrista e in proiezione straordinario duecentometrista e Norman, straordinario duecentometrista e, in proiezione, straordinario quattrocentometrista.

Credo che in questa ultima frase sia racchiuso il senso di tutto. I due appellativi straordinario vicino a Michael hanno fatto si che si sia deciso di accellerare i tempi della sua maturazione atletica, spingendolo prima del dovuto sui 400 e lasciando spazio, quindi, a Lyles che, di fatto, nell’unico scontro diretto, quest’anno, è stato battuto.

Riassumendo

  • il crollo di Norman deriva dal fatto che i 400 metri sono una specialità durissima e che i migliori risultati si ottengono in un’età più matura, dai 23/24 anni in avanti.
  • la sua stagione è stata lunghissima, al 20 aprile ha fatto il suo PB con 43″45, ai trials del 27 luglio ha corso in 43″79 e poi, il 6 settembre, a Brussels, ha vinto l’ultimo 400 della Diamond League in 44″26.

Sinceramente, pur capendo che abbiano, in qualche modo, voluto proteggere e spingere l’ascesa di Lyles, non comprendo perchè abbiano portato Norman all’apice della forma a fine aprile, mentre invece Noah, apparso non in grande condizione ai mondiali di staffetta di inizio maggio, ha cominciato a correre molto forte, proprio a Roma, il 6 Giugno, pur battuto dal compagno.

Il problema maggiore adesso, sarà recuperare Michael da un punto di vista mentale e, personalmente, visto il talento straordinario del ragazzo, farei per l’anno prossimo, quello Olimpico, con le gare tra 9 mesi, la scelta di indirizzarlo solo sui 200 metri, per le ragioni sopra esposte.

La gara del 6 Giugno 2019 a Roma

Rivediamola e capirete il perchè del mio auspicio per il 2020

 

 

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