Road to Tokyo: Gaia Sabbatini

In 11 giorni l'esplosione agonistica della mezzofondista abruzzese

Gaia Sabbatini è una mezzofondista azzurra specialista dei 1500 metri, disciplina in cui è attualmente qualificata per le Olimpiadi, grazie al fatto di rientrare tra le atlete ammesse attraverso lo speciale ranking di World Athletics.

Sino al 29 giugno, però, tali graduatorie possono variare e l’azzurra, che si trova ora al 44esimo dei 45 posti disponibili, potrebbe rischiare di veder infranto il suo sogno a cinque cerchi per cui, al fine di avere la certezza assoluta, dovrà cercare di avvicinare sempre di più il minimo stabilito di 4’04″20.

Per la 21enne Gaia la grande possibilità sarà proprio il giorno del suo ventiduesimo compleanno, il prossimo 10 giugno, quando la ragazza teramana affronterà, per la prima volta in carriera, l’emozione di correre il Golden Gala Pietro Mennea, terza prova di Diamond League, in un 1500 metri dove troverà certamente avversarie di grande spessore internazionale e potrà cercare di abbattere, ancora una volta, il suo personale ottenuto il 19 maggio scorso, a Ostrava, di 4’08″14.

Per l’azzurra, peraltro, non sarà il debutto assoluto in un meeting del principale circuito mondiale di Atletica, avendo già corso il 23 maggio a Gateshead, dove ha lottato come una leonessa sotto un diluvio pazzesco, e chiuso con un brillante quinto posto che le ha regalato punti importanti per il ranking, gli stessi che cercherà anche a Firenze, oltre che a un grande crono.

Sono particolarmente contento, quindi, di poter dedicare questo Road to Tokyo a Gaia, che aveva iniziato il 2021 molto bene con un altro titolo italiano indoor e la partecipazione ai Campionati Europei al coperto di Torun, ma che è definitivamente esplosa a livello agonistico in 11 giorni che hanno totalmente cambiato le sue prospettive: quarta al Golden Spike di Ostrava di Continental Tour Gold, quinta in Diamond League a Gateshead ma, soprattutto, vittoriosa domenica 30 nel Campionato Europeo a squadre di Chorzow.

Come è normale che sia, quindi, si parla molto di lei in questi giorni, forse anche perché il suo successo in Polonia, tra gli 8 totali degli azzurri, è stato il meno prevedibile e per questo, forse, il più esaltante e, ad essere sinceri, anche io che l’ho sempre seguita con attenzione nei suoi progressi degli ultimi due anni, non mi aspettavo tanta autorevolezza nel dominare una gara così tattica e complicata, specie dopo averla vista chiusa all’ingresso del rettilineo finale.

Ma Gaia è una ragazza che ha una forza e una determinazione interiore fuori dal comune, frutto di autentica passione per l’atletica e di una capacità di sacrificio straordinaria che l’hanno portata a fare delle scelte importanti, solo per riuscire ad emergere nello sport che tanto ama, perché il talento non sempre basta ma ci vuole anche tanta fame di successi.

Il nostro Road to Tokyo su di lei è un po’ diverso dagli altri, perché non l’ho direttamente intervistata in questi giorni in cui avrà certamente una grandissima attenzione mediatica, ma ho scelto alcune domande e risposte fattele nelle due interviste che le feci tra il dicembre del 2019 e il febbraio del 2020.

A quei tempi era certamente molto conosciuta per essere una bella ragazza con un profilo Instagram molto seguito, ma non tutti credevano nel suo futuro da grande atleta per cui sono molto lieto di essere stato uno di questi, anche perché solo leggendo del grave lutto che l’aveva colpita, da ragazzina, per la perdita del padre a cui dedica sempre ogni sua vittoria, con il dito puntato verso il cielo, avevo capito quanto grande fosse la sua forza interiore.

Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)
Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)

La sua storia atletica è condensata in queste domande e risposte da cui si capisce la sua determinazione, la sua voglia di diventare una grande campionessa con i sogni che ne derivano e che sta cominciando a realizzare, anche se solo pochi mesi fa sembravano irraggiungibili.

Estratto dall’intervista del 25 dicembre 2019

Ciao Gaia, grazie per aver accettato il mio invito a raccontare un po’ di te. Nella premessa ho parlato di un anno trascorso in cui hai avuto qualche problema, specie nel periodo all’aperto. Da cosa è dipeso?

In effetti il 2019 non è andato come sperato. Fondamentalmente è stata più una questione di testa piuttosto che fisica, anche se poi ho avuto, in inverno, dei problemi al nervo sciatico che mi sono trascinata per vari mesi.

Il punto principale, però, è stato che quest’anno ho fatto la maturità dell’Istituto Agrario. Essendomi trasferita, a novembre 2018, a Roma, ho seguito un percorso speciale, gentilmente concessomi dalla mia scuola di Teramo, che mi ha portato a passare, almeno 1 settimana al mese lì con, di conseguenza, un grande dispendio di energie mentali.

Per finire c’è stato un momento della stagione in cui mi sono, anche, sentita molto stanca, con poco energie fisiche e, dopo gli opportuni accertamenti, è emerso come fossi molto carente di ferro e tendente ad esserlo per cui, adesso, grazie a un nutrizionista, sto anche sopperendo a tale problematica.

Mi sembra molto interessante, a tal proposito, il tuo trasferimento nella capitale, coincisa con il tuo cambio di tecnico, da Marcello Vicerè ad Andrea Ceccarelli. Come mai questa scelta?

Il 2018 è stato un buon anno, l’ultimo da juniores, con 4 titoli italiani, 1 vittoria a un triangolare internazionale, i mondiali di Tampere. Nel passaggio alla categoria successiva sentivo, però, che mi serviva qualcosa di più per cercare di raggiungere i miei sogni di Atleta.

Io sono di Teramo, cittadina che amo ma che ha qualche limite, a livello di strutture sportive, per cui quando mi è stata offerta la possibilità di trasferirmi a Roma, l’ho presa al volo e sono molto felice di questa mia scelta. Con Marcello, ovviamente, nessun problema ma lui è di Teramo e non poteva seguirmi. 

Quando ci vediamo al campo, ogni volta che torno a casa, come oggi ad esempio, lui mi aiuta ancora se devo fare qualche allenamento particolare e gli sono molto grata per quanto ha fatto per me.

Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)
Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)
So che, a Roma, vivi nel Centro Sportivo Castelporziano, località Infernetto (ad Ostia), che sicuramente è una bellissima struttura per gli atleti ma che, di fatto, è una caserma, in un posto anche un po’ isolato.
Una ragazza come te, di vent’anni, non soffre un po’ in un contesto del genere?

Un po’ di sacrificio c’è ma, allo stesso tempo, è uno stimolo a seguire una vita ancor più equilibrata per raggiungere determinati obiettivi perché, senza regole, non si va da nessuna parte.

Però, non sono neanche in clausura, dentro c’è un bel gruppo di atleti, sono diventata molto amica di Martina e insieme, anche con gli altri, quando possibile usciamo, andiamo a cena e riusciamo certamente a divertirci.

A proposito di cene, che rapporto hai con il cibo, fai fatica a mantenere la tua forma perfetta?

Mi piace tantissimo mangiare ma è evidente che, se si vuole essere atlete professioniste, bisogna fare dei sacrifici anche in questa direzione.

Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)
Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)
800 e 1500, in entrambe le gare hai ottenuto buonissimi risultati ma, consentimi di dire che sei anche abbastanza veloce, avendo corso dei discreti 400 per essere una mezzofondista. Qual’è la gara che ti piace di più e dove ti senti proiettata per il futuro?

Sicuramente i 1500, non so spiegarti bene perché ma è la competizione che sento più mia e dove penso di poter ottenere i maggiori risultati. Ti dico la verità, l’ho sempre un po’ sofferta nel senso che ho sempre la paura intrinseca di non riuscire ad arrivare al traguardo, ma è un timore che sto superando.

Come va la preparazione per il 2020, quali i prossimi impegni e gli obiettivi per la grande e lunga stagione all’aperto?

Va tutto bene, sono molto carica, determinata e con la mente totalmente libera adesso. Con Andrea non abbiamo ancora perfettamente delineato la stagione indoor ma, sicuramente, farò qualche gara e ti prometto che sarai uno dei primi a saperlo.

Il sogno più realistico, all’aperto, sono gli Europei di Parigi a fine agosto. Per le Olimpiadi preferisco pensare sempre alla capitale francese, ma nel 2024. 

Estratto dell’intervista del 27 febbraio 2020

Ciao Gaia, sabato scorso ad Ancona hai vinto il primo titolo italiano assoluto della tua carriera, sui 1500 metri, con il personale indoor di 4’13″62, che rappresenta un miglioramento di quasi 8 secondi rispetto al tempo al coperto del 2019 di 4’21″53.
A questo punto puoi cominciare a pensare in grande, magri le Olimpiadi sono irraggiungibili ma un pensiero ai Campionati Europei di Parigi lo puoi certamente fare. Cosa ne pensi?

La vittoria agli assoluti è stata una enorme soddisfazione ed anche il crono è stato molto incoraggiante ma poi bisogna essere in grado di ripetersi all’aperto.

Certo è che, trovarmi a Parigi, con la nazionale maggiore, sarebbe per me una grandissima soddisfazione per non parlare, addirittura, dell’ipotesi di poter solo lontanamente pensare ad una qualificazione per le Olimpiadi di Tokio.

Ma, come sempre, sognare non costa nulla e, anche se 4’04″20 del minimo per il Giappone è adesso lontanissimo, cercherò di dare il massimo per ottenere il miglior risultato possibile in funzione anche del ranking.

Tra l’altro il primo grande appuntamento stagionale internazionale potrebbero essere i 1500 alla Diamond League del 28 maggio a Napoli.
Pensi che potrebbe essere il tuo primo grande obiettivo stagionale all’aperto, essere invitata a quella gara?

Correre una Diamond League, la prima della mia vita, a Napoli con tutte le più forti atlete del mondo, sarebbe meraviglioso anche perché, in questi meeting non c’è tattica ma solo la ricerca del tempo, e sarebbe una grande occasione per fare il crono della vita.

Per adesso mi godo la grande gioia provata sabato, mi prendo qualche giorno di pausa e, a brevissimo, sarò in pista ancor più determinata di prima.

Già, una grande gioia ma, al traguardo ho avuto la sensazione che ci sia stato, da parte tua, quasi un istintivo gesto di rabbia, con le dita agitate verso la bocca come a chiedere silenzio. Come mai Gaia?

Il problema è che si parla spesso, di me, in senso critico, a partire dal mio profilo Instagram, di cui dicono che mi compro i follower, all’aspetto agonistico dove, appena sbaglio qualcosa vengo subito messa in croce.

Non capisco cosa ci sia di male nel fatto di postare delle foto, ogni giorno, è il mio modo di esprimermi, la cosa mi diverte e questo buon successo mi sorprende, ma tutto è assolutamente naturale e casuale.

Spero che adesso molta gente capisca che sono solo una ragazza che, come tante, gioca con instagram ma che, sopra ogni altra cosa, sia un’atleta che si sacrifica tantissimo per la sua passione e per i suoi sogni sportivi.

Questa era Gaia Sabbatini poco più di un anno fa e, in così poco tempo in cui oltretutto c’è stato e c’è ancora il Covid-19, tantissimi suoi desideri si sono già avverati come una favola meravigliosa che le auguro sinceramente possa regalarle ancora infinite soddisfazioni.
Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)
Gaia Sabbatini (foto Colombo/FIDAL)
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