Quello che mi sorprende sempre di più quando leggo in rete di Gianmarco Tamberi è il fatto che, troppo spesso, si tenda a criticarlo appena qualcosa non vada nel migliore dei modi, ma non evidenziando degli aspetti tecnici, ma sempre scrivendo che è un “arrogante”, un “poco umile”, uno “sbruffone”, tanto per citare alcuni dei termini che, purtroppo, si leggono di lui.
Ho sottotitolato che, per Gimbo, questa è stata una “strana settimana”, essendo passato in 7 giorni dal 2,20 saltato, con fatica, alle 10 del mattino di domenica, al 2,31 saltato alla prima, alle 7 di sera di sabato.
Ma, a mio avviso, la cosa molto più strana è l’atteggiamento di una parte di appassionati di atletica, e di sport in generale, nei confronti di questo grandissimo Atleta che, come potete immaginare, specie dopo la gara degli assoluti di Ancona, è stato subissato da critiche di ogni genere, specialmente personali.
In realtà credo che tutti sia nato, quattro anni fa, nel 2016, l’anno in cui, durante una maledetta sera di fine luglio, al culmine di una stagione che l’aveva visto, tra l’altro, vincere un titolo mondiale al coperto, e uno europeo outdoor, Tamberi aveva valicato l’asticella a 2,39 per poi, pochissimi minuti dopo, nel tentativo di salire a 2,41, subire un gravissimo infortunio che gli aveva precluso le Olimpiadi e le sue ottime possibilità di vittoria.
Ma per capire l’inizio delle polemiche nei confronti dell’Atleta bisogna riandare alla fine di aprile, di quell’anno, alla vigilia della fine della squalifica di Alex Schwazer, per doping, di 3 anni e nove mesi.
Gimbo postò su facebook un suo personale pensiero che, in buona sostanza, evidenziava il fatto che, secondo lui, un atleta dopato non meritava di essere nel giro della nazionale insieme ad atleti puliti.
Rientro agonistico si, per la fine della squalifica, ma non la possibilità di partecipare a competizioni con la maglia azzurra, questo quanto auspicato in quel post.
Si scatenò un delirio mediatico, una sorta di guerra tipo “Guelfi e Ghibellini” tra chi plaudeva le parole di Tamberi e chi, invece, le riteneva inopportune e quindi considerava Gimbo uno sbruffone.
Le grandi imprese di Gimbo successive, culminate con il salto a 2,39 e, subito dopo, il grave infortunio, avevano poi in qualche modo attenuato la polemica dilagante tra i sostenitori e i detrattori di Tamberi, fermo restando che, sempre nel 2016, accadde il secondo episodio di doping del Sig. Schwazer che, con buona pace di tutti coloro che ancora lo difendono e gridano al complotto, è stato squalificato a 8 anni.
Ma dopo quasi quattro anni Tamberi si porta sempre dietro, per una parte di sportivi, l’etichetta dello sbruffone e gli viene rinfacciata qualsiasi cosa, dai ritiri in Sudafrica per allenamento alle vacanze in giro per il mondo, dalla sua passione per il basket al suo carattere esuberante che sfoggia nelle occasioni pubbliche, tanto per citare alcuni degli argomenti più ricorrenti, specie quando i risultati appaiono non eccellenti.
Conosco pochissimo Gianmarco, nel senso che ci ho parlato due o tre volte a Doha, e quel che trasmette a pelle, istintivamente, è tutto tranne che arroganza.
In ogni caso quel che contano di un Atleta sono i risultati, i sacrifici per ottenerli e l’integrità sportiva.
Gimbo vive per l’Atletica, il suo grande sogno per cui si impegna ogni giorno è quello di poter ottenere, per l’Italia, un grande risultato alle Olimpiadi ma di risultati, con la maglia azzurra, ne ha già ottenuti tanti a partire dalla medaglia d’oro ai mondiali indoor del 2016, un’altra d’oro agli europei indoor del 2019 e una terza, del metallo più pregiato, agli europei all’aperto di quel benedetto/maledetto 2016.
Tamberi è sicuramente l’Atleta Italiano, in attività, con il più prestigioso palmares, è settimo nel ranking mondiale del salto in alto, 196mo generale tra tutti gli atleti del mondo, per punteggio tecnico acquisito, terzo in italia dopo Eleonora Giorgi e Filippo Tortu.
Io credo, veramente, che meriti solo il massimo rispetto da parte di tutti.