La notorietà mediatica di Alex Schwazer, 39enne marciatore azzurro che sta finendo di scontare la sua seconda squalifica per doping, si mantiene sempre molto elevata e in particolare negli ultimi mesi si è molto scritto sul suo desiderio di partecipare alle Olimpiadi di Parigi, grazie ad uno sconto che aveva chiesto in virtù di una sua collaborazione per aver scoperto che un tecnico internazionale, squalificato a vita, stava in realtà esercitando di nascosto la sua attività.

Sul possibile accoglimento di tale domanda, senza entrare nel merito del contenuto, avevamo spesso avanzato riserve per il semplice fatto che, la linea difensiva sempre impostata dall’atleta, fosse stata di muro contro muro avverso i massimi organismi mondiali dell’atletica, specie dopo l’ordinanza di non rinvio giudizio penale per frode sportiva ottenuta dal tribunale di Bolzano che, sostanzialmente, aveva decretato che non ci fosse una certezza sul fatto che l’atleta si fosse dopato in occasione della sua seconda squalifica.

Essendo però sempre rimasta quale unica decisione ufficiale la condanna dei vari tribunali sportivi che hanno trattato l’argomento, l’avere continuato ad attaccare i massimi organismi mondiali dell’atletica, con l’ipotesi del complotto, non ha sicuramente creato quella necessaria atmosfera per poter poi valutare serenamente successivi ricorsi tendenti ad ottenere sconti di vario genere.

Alla fine anche l’ultimo di poche settimane fa al TAS di Losanna non è stato accolto ma, la cosa veramente incredibile è che nessuno salvo noi scriva mai che, se pure avesse avuto la riduzione della squalifica, il marciatore altoatesino non avrebbe in ogni caso potuto vestire la maglia azzurra per quanto sancito dalla carta etica della Federazione, secondo cui un atleta squalificato per doping oltre i 2 anni non può più vestire la maglia azzurra in una grande manifestazione internazionale.

Precisiamo che tale carte etica è stata introdotta nel 2013 e che, già nel 2016, Schwazer non avrebbe potuto indossare i colori nazionali in occasione del suo ritorno in gara ai mondiali a squadre di Roma l’8 maggio, quando vinse la 50 km e ottenne il pass poi cancellato per le Olimpiadi di Rio, ma grazie ad un intervento dell’allora Presidente Fidal Alfio Giomi ottenne una deroga perché la sua prima squalifica decorreva dal 2012, e fu deciso di non applicare la retroattività alla nuova carta etica firmata da tutti gli atleti appunto solo nel 2013.

Con 11 anni e 9 mesi di squalifiche globali per doping si può ben capire come sia praticamente impossibile adesso una deroga a tale carta, salvo un voto del consiglio federale in cui tutti i componenti che sono 14, compreso il Presidente, dovrebbero votare a favore e ci si consenta la presunzione di scrivere che non è assolutamente credibile, per cui non possiamo che ribadire che si sta parlando da mesi del nulla, e che Schwazer non potrà mai partecipare in futuro, se mai tornerà alle competizioni, ad un grande evento internazionale, siano Olimpiadi, Mondiali o Europei, con la maglia italiana.

Però, come abbiamo anche sempre detto, l’ipotesi che il marciatore altoatesino torni dall’8 luglio prossimo alle gare, quando scadrà la sua squalifica, ci incuriosisce molto anche in relazione alle sue importanti dichiarazioni sul suo attuale stato di forma, e potrebbe comunque puntare ad ottenere successi nelle competizioni internazionali dove si veste la maglia della propria società sportiva, cercando grandi crono come ad esempio il primato italiano sui 20 km di marcia che lui stesso, tra le altre cose, ha detto di poter attaccare.

Ci piace allora ricordare come la longevità agonistica dei marciatori sia mediamente più alta che per atleti di altre discipline, e citare uno su tutti, una leggenda della marcia mondiale quale lo spagnolo Jesús Ángel García Bragado, quarto nella 50 km delle Olimpiadi di Pechino 2008 vinte da Schwazer, il quale di partecipazioni ai giochi a cinque cerchi ne vanta ben 8, autentico record, compresa quella dell’ultima 50 di Tokyo 2021, dove all’età di 51 anni compiuti ha chiuso la sua carriera professionistica con un onorevolissimo 35° posto.

A parte tale esempio limite vi sono comunque tanti altri atleti che hanno gareggiato ad alto livello ben oltre i 40 anni nella marcia, per cui aspettiamo Schwazer con il reale desiderio di poter finalmente scrivere di lui per un evento agonistico.

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