Gerhard Brandstätter è un prestigioso avvocato bolzanino di 67 anni, titolare di un importante studio legale che opera tra Italia e Germania con ben tre sedi: Milano, Monaco di Baviera e, naturalmente, Bolzano.

L’Avvocato Brandstatter, che è anche “Console Onorario” della Repubblica Federale di Germania per la Regione Trentino-Alto Adige, è specializzato nell’ambito del diritto civile, con particolare riguardo a quello societario e bancario essendo stato anche Presidente di importanti istituti bancari quali, tra gli altri, il Mediocredito Trentino – Alto Adige.

Insomma, una personalità di altissimo spessore e preparazione giuridica ma, forse, per Alex Schwazer, anche troppo.

Dal 22 giugno del 2016, da quando cioè venne annunciata ufficialmente la nuova positività del marciatore altoatesino, l’avvocato Brandstatter è sempre stato al fianco di Schwazer e, ovviamente, ha sempre dettato la linea difensiva, quella basata sulla cosiddetta “teoria del complotto”.

Come ormai ben noto, infatti, specie per i tantissimi tifosi di Alex, il fondamento per la difesa dell’atleta sta nella presunta manipolazione delle urine oggetto del prelievo che ha portato alla scoperta della nuova positività al doping.

La parola “complotto” nasce dall’ipotesi più volte affermata che, in questo modo, si volesse punire non tanto l’atleta altoatesino, ma il suo nuovo allenatore, Sandro Donati, che ebbe in tempi passati alcuni contrasti ideologici con la ex IAAF, ora World Athletics e la WADA, Agenzia Mondiale dell’Antidoping.

Evitando, chiaramente, di raccontare per l’ennesima volta la storia che abbiamo già riassunto in questo articolo dedicato, ancora pochi giorni fa, dopo che tantissime testate giornalistiche avevano titolato in merito alla definitiva fine della carriera agonistica di Schwazer, in seguito a una sentenza del Tribunale Federale Svizzero di Losanna, l’Avvocato Brandstatter è subito intervenuto per minimizzare l’accaduto.

A suo avviso, infatti, nulla sarebbe cambiato, la sentenza del Tribunale Svizzero avrebbe solo ratificato quanto già stabilito, a dicembre, dal TAS, vale a dire l’impossibilità ad accettare la richiesta di sospensione della squalifica di Alex, e l’unica cosa importante sarà solo quanto deciderà il Tribunale di Bolzano, presso la cui Procura è in corso un procedimento penale istruttorio a carico dell’atleta

In buona sostanza, il responsabile della difesa di Schwazer si dice ancora fiducioso perché è in corso, in Italia, un procedimento istruttorio, peraltro basato su complicatissime valutazioni tecnico scientifiche che, con i normali tempi della giustizia, potrà arrivare a sentenza in tempi molto lunghi.

A questo aggiungiamo che, se anche un Giudice di un Tribunale Ordinario dovesse sentenziare, in primo grado, con assoluta certezza, che c’erano state delle manipolazioni intenzionali sui campioni di urine di Alex, tutto questo, salvo poi relativi ricorsi , dovrebbe essere acquisito ed elaborato dai Tribunali della Giustizia Sportiva, gli stessi che più volte sono stati oggetti di critiche di ogni genere, sia dall’Avvocato Brandstatter, che dal tecnico dell’atleta, Donati.

A questo punto io non so se realmente Schwazer voglia tornare alle competizioni agonistiche importanti, con particolare riguardo alle Olimpiadi del 2021.

Se il suo intento fosse questo, qualcuno dovrebbe fargli capire che la strada difensiva dovrebbe, forse, d’ora in avanti cambiare, perché la strategia del complotto, dell’ingiustizia, dello sparare a zero contro le massime istituzioni sportive del mondo, ha ottenuto solo maggior resistenza da chi, poi, deve realmente collaborare e giudicare.

Sicuramente, e lo dico con il massimo rispetto, l’Avvocato Brandstatter è un Principe del foro ma di un foro civile, penale, mentre la giustizia sportiva ha delle logiche diverse, talora inspiegabili e l’atteggiamento, forse, dovrebbe essere diverso.

Pensare di cambiare Avvocato e strategia difensiva mi sembrerebbe, quindi, un’idea da prendere in considerazione, se realmente l’atleta vuol tornare a gareggiare, perché solo un atto di clemenza da parte del CIO o della stessa World Athletics potrebbe sbloccare la situazione e tale strada, per coerenza, non credo sarà mai seguita dall’attuale difensore.

Se invece l’intento dell’atleta, e di chi lo assiste, fosse esclusivamente quello di creare, a qualsiasi costo, una verità certa che possa riabilitarlo, a tutti gli effetti, pur nella grande difficoltà di un simile obiettivo, il percorso intrapreso da anni è quello corretto ma, per la ripresa agonistica, l’unica speranza rimane il mantenimento di una adeguata condizione tra 4 anni, cosa oggettivamente complicata a 39 anni compiuti.

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