Poteva essere il grande giorno, per Giovanna Epis, del coronamento del suo sogno di conquistare il record italiano nella maratona, sfiorato di soli 10 secondi lo scorso dicembre a Valencia, e tutto sembrava avviato nel migliore dei modi nel corso della Haspa Hamburg Marathon, con la veneta che non segue il ritmo delle africane nella prima metà della gara e passa con estrema saggezza in 33’52 ai 10km e in 1h11’21 a metà percorso.

Poi, un buon passaggio in 1h41’32 al 30° km e un’ultima parte della gara dove supera tante atlete che le erano davanti, ma purtroppo non basta per pochissimo chiudendo infine al sesto posto in 2h23’46, che la pone davanti di 1 secondo al crono della compianta Maura Viceconte ma ancora dietro di 2 rispetto al primato di Valeria Straneo.

La favorita della vigilia, l’etiope Tiruye Mesfin, domina per oltre 41km per poi crollare a terra a pochi metri dal traguardo per cui la vittoria va alla keniana Dorcas Tuitoek in 2h20’09 mentre l’avversaria è seconda in 2h20’18.

Le dichiarazioni di Epis: “Al traguardo il primo pensiero è stato di felicità. Quando si riesce a migliorarsi, non si può essere scontenti. Certo, è mancata la ciliegina del record italiano, ma l’obiettivo era di andare forte e correndo di nuovo in meno di 2h24 credo di averlo raggiunto, su un percorso diverso rispetto a Valencia e in un altro periodo dell’anno. Dopo il quinto posto agli Europei della scorsa estate a Monaco, mi sono chiesta cosa è mancato per la medaglia. Ci voleva maggiore consapevolezza di essere un’atleta che può fare questi crono. Adesso mi sento sempre più solida e matura.

Ho trovato condizioni ideali, senza vento e con cielo coperto. Dopo i saliscendi dei primi cinque chilometri, mi ero prefissata una mezza in 1h11:30-1h11:45 ma non mi sono preoccupata per il passaggio di poco più veloce. Fino al 30° mi ha aiutato soprattutto lo spagnolo Yago Rojo, che è stato quindicesimo agli Europei, e al 35° con me c’era il keniano Patrick Korir, però negli ultimi sette chilometri sono rimasta praticamente da sola. Ho provato a calcolare il ritmo da tenere per il record italiano, a un chilometro dall’arrivo c’era anche un tratto in leggera salita.

Per un punto Martin perse la cappa, per tre secondi Giovanna ha perso il record, visto che per migliorarlo ne mancano tre… Ma ho dato tutto quello che avevo. Non è stato facile l’avvicinamento a questa maratona. Ero tranquilla perché negli ultimi allenamenti i riscontri erano incoraggianti, anche se ho dovuto modificare qualcosa durante la preparazione: nel training camp di sette settimane ai 2400 metri di Iten, in Kenya, da fine gennaio a metà marzo, ho avuto un virus intestinale che mi ha fatto perdere una decina di giorni.

Ci ho messo un po’ per riprendermi, per questo ho rinunciato alla RomaOstia, poi non avevo belle sensazioni dopo la Stramilano e quindi non sapevo se ero in grado di affrontare una maratona. Ho scelto di provare cose nuove, introducendo lavori più lunghi fino a 38 km e più qualificati nell’ultimo periodo, con buone risposte. Mi sono detta che bisognava solo correre e provarci.

Se voglio arrivare preparata nel miglior modo possibile alle Olimpiadi di Parigi, allora una gara di campionato come quella iridata di Budapest in agosto può essere utile. Ma prima, dopo aver valutato il recupero, vorrei correre anche quest’anno nella Coppa Europa dei 10.000 su pista, il 3 giugno a Pacé in Francia, per uscire fuori dai soliti schemi”.

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