La rivincita di Tobi Amusan dopo la delusione olimpica

L'ostacolista nigeriana ha vinto il trofeo del Diamante nei 100 ostacoli

Tornerò più forte“. Questa è stata la promessa che la 24enne ostacolista nigeriana Tobi Amusan ha fatto a se stessa e ai suoi tifosi dopo il quarto posto in 12″60 nei 100 ostacoli femminili delle Olimpiadi di Tokyo quando, per 5 centesimi, ha perso la medaglia di bronzo nei confronti della giamaicana Megan Tapper, confermando la posizione ottenuta nel corso dei mondiali di Doha 2019 con il cui tempo, 12″49, avrebbe vinto l’argento dei Giochi a cinque cerchi.

Guardando le immagini immediatamente successive all’arrivo della finale giapponese appare evidente la delusione sul volto dell’ostacolista che, al momento in cui ha fatto quella promessa, non aveva certamente previsto che il prosieguo della stagione le avrebbe riservato subito grandi soddisfazioni quali il raggiungimento, cinque settimane dopo, del record africano, nonché suo primato personale, di 12″42 proprio nell’ultimo evento Wanda Diamond League dell’anno, il Weltklasse di Zurigo, quando ha ottenuto anche il prestigioso trofeo del Diamante.

Ai blocchi in terza corsia, con Gabriele Cunningham alla sinistra, Nadine Visser alla destra e Megan Tapper nella quinta, Amusan ha iniziato a volare dopo il quarto ostacolo superando sia Cunningham che Tapper che erano partite fortissime nei primi metri.

La due volte vincitrice dei giochi panafricani ha preso quindi il comando dal quinto ostacolo in avanti, con la coppia Visser e Tapper a tallonarla senza però riuscire a superarla e toglierle la grande gioia della conquista del primo Trofeo Diamond in carriera.

Le dichiarazioni di Tobi dopo la vittoria di Zurigo: “Tutto quello su cui ero concentrata era tagliare il traguardo per prima. Non pensavo di correre così veloce, ma volevo solo chiudere al meglio le gare programmate nell’anno per guadagnare punti e migliorare il mio ranking mondiale, quindi non mi aspettavo nulla di speciale.

Sapevo che le avversarie erano molto forti e che il mio principale problema fosse uscire al meglio dai blocchi perché so che è la mia parte debole della gara, quindi il mio piano era di uscire e andare. Poi mi fido della mia velocità di punta e di Dio per portarmi avanti, quindi ero solo concentrata sull’arrivare al traguardo per prima, senza pensare di poter batter alcun record.

Ma quando ho tagliato il traguardo, dopo aver festeggiato per alcuni istanti, ho sentito lo speaker commentare che il mio era il nuovo record continentale e ho pensato che dovesse essere il mio. Ho alzato lo sguardo ed era proprio così ma non ero particolarmente eccitata per il primato, in realtà molto di più per aver vinto la finale, anche se ovviamente dopo anche il record mi ha riempito di enorme soddisfazione.”

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In realtà Tobi desiderava molto questo record africano e già era andata molto vicino durante i Trials nigeriani tenutisi nel mese di giugno presso lo Yaba College of Technology Sports Complex a Lagos dove si era presentata in grandissima condizione avendo già stabilito, poche settimane prima, il proprio personale di 12″48 e subito dopo aver corso in 12″43 e 12″44 con vento, però, fuori norma.

In quell’occasione, però, accadde qualcosa di incredibile per una manifestazione di quel livello nel senso che l’ostacolista, dopo aver dominato facilmente la semifinale in 12″54, ha corso una finale straordinaria volando tra gli ostacoli ma, una volta tagliato il traguardo vittoriosa, sul timer non è comparso alcun tempo e, alla fine, è stato rivelato che c’era stato un malfunzionamento del cronometraggio per cui le è stato assegnato un tempo di 12″30 manuale, ovviamente non valido ai fini di alcun record.

Le parole di Amusan per quell’episodio: “È stata una montagna russa di emozioni quel giorno. Mi sembrava fosse un brutto sogno, che fosse impossibile ma sul timer non c’era proprio nulla e quando l’ho visto il mio corpo si è come afflosciato.

L’iniziale scarica di adrenalina che avevo provato durante la gara è stata rapidamente sostituita da tutte le emozioni peggiori nello stesso tempo: tradimento, odio, tristezza, paranoia. Dio, perché mi stava succedendo questo? Ero distrutta e avevo bisogno di fare un bel pianto, così ho lasciato l’arena.”

Poi la grande avventura olimpica con un ennesima delusione perché la sua forma lasciava presagire un podio ma la sua partenza un po’ incerta in finale le ha precluso questa soddisfazione così come da lei commentato subito dopo la gara: “Fisicamente ero pronta, ma mentalmente non lo ero, quindi penso che la mia testa mi abbia deluso. Sto reagendo positivamente, per me un’altra lezione e quando ne uscirò, tornerò più forte.

Infatti, è tornata più forte al meeting della Diamond League di Bruxelles, segnando lo stesso tempo di 12″69 del vincitore finale Visser ma poi, ha vinto il Diamond Trophy a Zurigo, che ha dedicato a sua madre ed ha anche dominato la sua ultima gara della stagione a Zagabria, in Continental Tour, cinque giorni dopo.

Quel trofeo è per mia madre perché mi ricordo che dopo le Olimpiadi si è ammalata terribilmente perché piangeva così tanto.” spiega ancora Amusan.

“Sono felice di averle dato una ragione per sorridere quest’anno, perché è stata il mio pilastro numero uno. Si alza alle 2 o alle 3 del mattino in Nigeria e cerca sempre di guardare le mie gare dicendo che non vuole dormire.”

Per il 2022 nuove grandi sfide a cominciare dai mondiali di Eugene 2022 dove punterà a quel podio che, sinora, per pochissimo le è sfuggito nelle grandi occasioni internazionali.

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