Thomas da Harvard al bronzo olimpico

La storia della 24enne velocista statunitense laureata in neurobiologia

Per Gabrielle Thomas, detta Gabby, 24enne velocista statunitense nata ad Atlanta in Georgia, studiare Neurobiologia è stato un gioco da ragazzi. Sapeva di volerlo fare da quando era un’adolescente, mentre invece la decisione di dedicarsi ad essere un’atleta  professionista, che l’ha fatta diventare una delle donne più veloci della storia, è maturata in maniera più lenta.

Alle Olimpiadi di Tokyo, l’atleta laureata ad Harvard, ha conquistato la medaglia di bronzo nei 200 metri e d’argento con la staffetta 4×100 della sua squadra, un risultato quello della gara individuale forse leggermente al di sotto delle aspettative di Gabby che, nel corso dei Trials Olimpici Statunitensi, aveva vinto con lo straordinario crono di 21″61, allora seconda miglior prestazione mondiale di sempre, peraltro superato proprio nella finale olimpica dalla vincitrice Elaine Thompson-Herah che ha corso in 21″53.

Thomas, sin da piccola, ha sempre trovato un giusto equilibrio tra studio e sport a cui è stata avviata dalle sollecitazioni di sua madre, la dottoressa Jennifer Randall, che l’aveva spinta verso la corsa dopo che aveva provato softball, calcio e basket.

Di sicuro anche la sua grande passione per la pluricampionessa americana Allyson Felix, nove medaglie ai Giochi, ha avuto una grande importanza ma, in ogni caso, Gabby non ha preso sul serio l’atletica almeno fino al suo primo anno di liceo presso la Williston Northampton School in Massachusetts.

La svolta della carriera avviene proprio in quella circostanza quando, per la sua grande predisposizione, viene selezionata dal prestigioso ateneo di Harvard per disputare 100 e 200 metri, salto in lungo e triplo. Il mezzo giro di pista si rivela subito la sua specialità preferita con il titolo NCAA del 2018.

Poi la crescita, fino al crono di 21″61 nei trials olimpici americani dello scorso giugno dove, per un strano gioco del destino, quel giorno Gabrielle elimina proprio Allyson Felix, l’atleta che era sempre stata il suo idolo.

Lo studio mi ha fatto davvero apprezzare ciò che poi facevo in pista“, confesserà dopo l’exploit dei Trials. La sua bussola è la scienza, la chiave per affrontare e sconfiggere la disparità razziale nel sistema sanitario nazionale. Un interesse motivato anche da esperienze personali: “Entrambi i miei fratelli mi hanno portato alla Neurobiologia.

Il minore è affetto da autismo, il gemello di Gabrielle da ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività). Una durata dell’attenzione breve che si associa a impulsività eccessive per l’età del paziente, e che può interferire con la funzionalità e lo sviluppo della persona.

Lo scorso maggio, peraltro, un terribile dramma sembrava poter interferire con tutti i suoi sogni di donna e di atleta a causa di una diagnosi terribile avuta in seguito a un normale esame a cui si era sottoposta: tumore al fegato. Fortunatamente gli accertamenti successivi hanno stabilito che il cancro era benigno, consentendo a Gabby di continuare nella sua stagione agonistica e di ottenere gli straordinari risultati realizzati in pista.

Thomas, dotata di uno straordinario talento atletico, crede assolutamente di potersi ulteriormente migliorare grazie alle relazioni esistenti tra scienza e prestazioni atletiche, aspetti esplorati costantemente grazie all’aiuto dell’allenatore che la seguiva ad Harvard Kebba Tolbert.

Questo il suo pensiero in merito: “Nell’atletica, tutti sanno che gran parte di essa è mentale, ma molto ha a che fare anche con la chimica del cervello. Il mio allenatore si è concentrato molto sulla meditazione. Cambia la chimica del tuo cervello a lungo termine, quindi lo facevamo prima di allenamenti duri e prima di ogni competizione. Se riesci a calmare il tuo sistema nervoso, influisce sulle tue performance“.

C’è quindi in lei un grande obiettivo per il futuro quando le si chiede della possibilità di battere lo storico record del mondo sui 200 metri di 21″34 di Florence Griffith-Joyner: “Se me lo aveste chiesto un anno fa, probabilmente avrei detto di no ma penso che le cose siano cambiate. Anche vedendo il modo in cui Elaine e Shelly-Ann stanno correndo credo sia possibile batterlo e quindi prevedo che ci spingeremo a vicenda, sfidandoci a fare cose straordinarie“.

Thomas ha aggiunto che Tolbert le manda ancora tonnellate di libri una volta al mese sull’argomento parlando anche del ruolo della neuroplasticità del sistema nervoso

L’aspetto della neuroplasticità mi ha davvero affascinato, il concetto che se alleni il tuo cervello a fare qualcosa si possa modificare la sua predisposizione genetica.

È fondamentalmente la memoria muscolare, e solo capire come funziona il tuo sistema nervoso, l’importanza del tuo sistema endocrino e come i tuoi ormoni siano influenzati da certi comportamenti. In definitiva, questo è ciò che influenza le prestazioni in atletica”.

Negli ultimi tempi Thomas ha deciso di trasferirsi ad Austin, nel Texas, per allenarsi ancora meglio e si è unita al “Bailey Bunch” guidato dall’allenatore Tonja Buford-Bailey, medaglia di bronzo olimpica del 1996 nei 400 ostacoli.

Thomas sapeva che avrebbe corso i 200 metri ai Trials Olimpici, ma era indecisa sulla scelta dei 100 o dei 400m come secondo evento. All’ultimo minuto, ha scelto i 100 dove ha chiuso al quinto posto.

Gwen Torrence, campionessa olimpica 1992 nei 200 metri per gli Stati Uniti, ha chiamato Thomas “Gabby la gazzella”.

È andata a Tokyo come una delle favorite e con il suo occhio esperto nell’amministrazione sanitaria, ha molto apprezzato le misure di prevenzione del Covid-19 adottate dagli organizzatori olimpici anche se le hanno creato anche dei problemi in quanto il fatto di poter arrivare in Giappone solo 5 giorni prima dell’evento le ha creato, come a tutta la squadra statunitense, problemi di adattamento a causa del fuso orario fortemente diverso rispetto al suo.

Ovviamente poi, vi è stato un certo disagio, come per tutte, a causa dei continui test anti covid a cui erano sottoposte lei e le sue compagne ed è anche per questo che, nonostante forse puntasse a qualcosa più del bronzo, la sua medaglia abbia rappresentato per lei tantissimo.

Quella finale è stata davvero una battaglia. C’è voluta molta forza di volontà mentale per rilassarsi. Penso che sia dove la mia esperienza e l’allenamento sono entrati in gioco, quindi è stata una grande vittoria per me. Le batterie sono state davvero difficili per me. Sentivo intorno a me molta negatività“.

Dopo la semifinale i commenti su di lei, infatti, sono stati duri. “Tutti mi taggavano dicendo che avevo bisogno di rimettermi in sesto, che gli Stati Uniti non avrebbero ottenuto una medaglia nei 200m, o ‘Gabby Thomas ha fatto davvero schifo oggi’. Ricevevo messaggi in cui mi chiedevano se stessi bene. Se mi fossi fatta travolgere da quanto letto avrei affrontato la finale veramente senza nessuna speranza mentale“.

Thomas è riuscita a reagire e la scienziata che c’è in lei le ha permesso di preparare la mente nel migliore dei modi per la finale in cui ha ottenuto un ottimo bronzo. “Ed è per questo che ne sono così orgogliosa“, ha detto.

Nella 4x100m, Giamaica ha vinto l’oro con un tempo di 41″02 mentre gli Stati Uniti con 41″45 hanno conquistato l’argento.

Le Olimpiadi sono state un’esperienza incredibile“, ha detto Thomas. “È stato molto divertente. Sembrava un campo estivo con un po’ più di stress“.

Dopo aver attirato l’attenzione dei media anche come un’ambasciatrice per le scienze, Thomas ha detto che c’è un grande interesse sulla materia: “Quello che mi piacerebbe vedere è un maggior numero di donne e ragazze che si dedichino alle scienze. Penso che un sacco di STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) sia piuttosto intimidatorio per le donne, solo perché c’è un sacco di controllo in termini di come le informazioni sono date e come le donne sono fatte sentire in classe”.

Thomas ha recentemente iniziato uno stage presso Leidos come analista di innovazione sanitaria con il team di ricerca e sviluppo. Il suo obiettivo principale è quello di aiutare le persone nelle comunità meno servite e spera un giorno di dirigere una non-profit ed eventualmente un sistema ospedaliero.

Ma prima, ha intenzione di continuare a correre fino a quando riuscirà a dare il meglio di se e per iniziare al meglio la stagione 2022 che prevede l’importante obiettivo dei mondiali in Oregon, gareggerà nelle gare indoor dove deve ancora scegliere se fare i 60 o i 400 metri, visto che i 200 non sono previsti.

La gara più lunga è molto tattica, il che significa che stai costantemente pensando. E questo è un problema, per me, nei 400“.

All’aperto, punterà di nuovo sui 200m, con i 100m o i 400m come gara secondaria.

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