W… come Wayde

La storia del fenomenale primatista del mondo dei 400 metri

Il velocista sudafricano Wayde Van Niekerk ha riscritto la storia dei 400 metri vincendo il titolo olimpico a Rio de Janeiro in un formidabile 43”03, prestazione cronometrica con la quale ha migliorato di 15 centesimi di secondo il primato mondiale dello statunitense Michael Johnson, che resisteva dai Campionati del Mondo di Siviglia dell’agosto 1999.

Il primo a complimentarsi con Wayde fu proprio Johnson che, quel giorno, commentava la finale olimpica di Rio ai microfoni della televisione britannica BBC.

La serata di quel record del mondo fu anche caratterizzata dall’abbraccio del fuoriclasse giamaicano Usain Bolt, che interruppe un’intervista nella zona mista riservata ai giornalisti per correre a congratularsi con Van Niekerk, a testimonianza del forte legame di amicizia tra questi due campioni nata durante un periodo comune di allenamenti, nel giugno 2016 in Giamaica nell’occasione di un meeting internazionale.

Van Niekerk ha scritto le altre due grandi pagine della sua storia di fuoriclasse vincendo i 400 metri ai Mondiali di Pechino 2015 e di Londra 2017 dove, tra l’altro, vinse anche l’argento sui 200 metri a due centesimi dal vincitore Ramil Guliyev.

Questa manifestazione, purtroppo, è stata l’ultima apparizione del sudafricano in una grande rassegna internazionale poiché, nell’ottobre 2017, un grave infortunio al legamento crociato del menisco, durante una partita benefica di touch rugby e la conseguente operazione, lo hanno tenuto fermo per due stagioni intere.

Nella stagione invernale sudafricana 2020 Van Niekerk è tornato a gareggiare su buoni livelli ma, complice anche l’esplosione della pandemia mondiale, non ha forzato i tempi di recupero in considerazione del fatto che le Olimpiadi fossero state rinviate di un anno e, quindi, ha gareggiato abbastanza poco in estate, ma lo abbiamo visto vincere una gara di 400 metri in Europa, dopo tre anni, in occasione del Galà dei Castelli di Bellinzona.

Poche settimane fa Wayde ha annunciato la decisione che si sarebbe trasferito in Florida per allenarsi con il coach Lance Brauman, che guida la medaglia d’oro iridata dei 200 metri Noah Lyles, la campionessa olimpica dei 400 metri Shaunae Miller Uibo e la sprinter tedesca Gina Luckenkemper, argento europeo sui 100 metri a Berlino 2018, con la logica conseguenza di lasciare la sua città natale Bloemfontein e la sua storica allenatrice Sophie Ans Botha dopo anni di collaborazione.

Spero di battere il mio record del mondo e per farlo ho bisogno di allenarmi insieme ai migliori velocisti del mondo. Ritengo che un trasferimento temporaneo negli Stati Uniti sarà nel mio miglior interesse per l’immediato futuro.

Desidero esprimere la mia gratitudine per tutto ciò che Ans ha fatto per aiutarmi ad arrivare a questo punto della mia carriera”.

Una decisione importante, forse orientata a puntare, almeno per le Olimpiadi, più sui 200 metri che sui 400, anche in considerazione dell’ottimo esordio di un paio di giorni fa, proprio sul mezzo giro di pista, con 20″10 che, sia pur con vento eccessivo e in grande altitudine (1738 metri), è di ottimo auspicio.

Ma conosciamo meglio la storia di questo grande fenomeno che ci auguriamo, sinceramente, possa tornare già da quest’anno ad entusiasmare i tifosi di tutto il mondo.

Una famiglia di atleti

Wayde è nato a Città del Capo il 15 luglio 1992, ma ha vissuto dall’età di 12 anni in un quartiere residenziale a Bloemfontein, città sudafricana di circa 370000 abitanti.

Ha ereditato la passione per l’atletica dalla madre Odessa Swarts, ex velocista sudafricana di talento con un record personale di 11”91 sui 100 metri a 16 anni e saltatrice in alto da 1.80m. Odessa, cresciuta nel difficile periodo dell’apartheid, non ebbe la possibilità di gareggiare a livello internazionale ma trasmise al figlio l’amore per l’atletica.

Devo tutto a mia madre. Grazie a lei ho proseguito la tradizione di famiglia. Sono contento di sentire quanto la gente sia ancora orgogliosa dei risultati raggiunti da mia madre. Desidero ringraziarla per l’educazione che mi ha dato. Mi ha reso un atleta ancora più forte.”

Wayde iniziò la sua carriera sportiva con il calcio, il cricket e il rugby, sport popolarissimo in Sudafrica, terra conosciuta dagli amanti della palla ovale come patria del famoso team degli Springbocks.

Oltre a sua madre, anche altri membri della sua famiglia avevano dimostrato di possedere un buon talento in diverse specialità dell’atletica: Wayne, padre naturale di Wayde, era un buon saltatore in alto con un primato personale di 2 metri.

Il padre adottivo fu un buon mezzofondista prima di allenare Wayde all’inizio della sua carriera quando dimostrò subito qualità fuori dal comune in diverse specialità, sia nella velocità sia nei concorsi arrivando a superare la misura di 2.06m nel salto in alto.

Si mise in luce a livello internazionale per la prima volta nel 2010 quando si classificò quarto sui 200 metri ai Mondiali Under 20 di Moncton in Canada, a due soli centesimi di secondo dal terzo posto. Nel 2012 ha iniziato a praticare i 400 metri correndo la distanza in 46”43 a 19 anni.

Negli anni successivi ha continuato a progredire migliorando costantemente i suoi record personali: 45”09 nel 2013, 44”38 nel 2014 e 43”96 nel 2015.

Gareggiare a Moncton ha aperto le porte della mia futura carriera nel mondo dell’atletica. Da allora sono cresciuto molto come atleta, compiendo enormi passi in avanti.

I Mondiali Juniores sono stati fonte di motivazione e di ispirazione: mi hanno fatto capire che avevo talento e che dovevo coltivarlo per raggiungere grandi risultati.

Non avevo particolari aspettative dalle gare. Ero semplicemente contento di vestire la maglia del Sudafrica e di rendere felice la mia famiglia. Mi piazzai quarto a soli due centesimi dal canadese Aaron Brown.

Dopo la gara i rappresentanti dei college statunitensi vennero da me per propormi di trasferirmi nelle università americane ma decisi di rimanere in Sudafrica. Credo che la scelta di rimanere nel mio paese sia stata la più giusta per la mia carriera”.

L’atleta di Bloemfontein è entrato nella storia come il primo velocista in grado di correre in carriera sotto i 10 secondi sui 100 metri con 9”98 a Bloemfontein, sotto i 20 secondi sui 200 metri in 19”94 a Lucerna, e sotto i 44 secondi sui 400 metri con 43”03.

Ad inizio carriera le mie prime passioni erano i 100 e i 200 metri e fino al 2015 non mi piacevano molto i 400 metri perché questa distanza mi procurava molti dolori fisici.

Ora ho imparato ad amare anche i 400 metri che hanno regalato le maggiori soddisfazioni della mia carriera. Sono grato a Dio per l’opportunità che mi ha dato con il mio talento e sto lavorando al meglio delle mie possibilità per non farmela sfuggire”.

Gemona del Friuli, la seconda casa

Van Niekerk si allenava, sino all’anno scorso, durante la stagione all’aperto mondiale con un gruppo che comprendeva anche il velocista Akani Simbine, a Gemona del Friuli e, dopo il record mondiale stabilito a Rio, Wayde ha ricevuto un riconoscimento dal sindaco della cittadina friulana Paolo Urbani durante una speciale cerimonia.

Gemona è la mia seconda casa. È un luogo che amo e al quale sono molto legato perché ho costruito in Italia i miei più grandi successi”.

Oltre alla frequentazione della pista di Gemona Van Niekerk è legato all’Italia da un rapporto di parentela. Nell’albero genealogico di sua madre Odessa c’è una nonna che di cognome si chiamava De Pasquale.

Un aneddoto in merito al suo primo titolo mondiale di Pechino

Van Niekerk salì sulla ribalta internazionale nel corso dell’estate 2015 quando vinse la tappa della IAAF Diamond League allo Stade de France di Parigi Saint Denis in 43”96, primo tempo della sua carriera al di sotto dei 44 secondi. In quell’occasione riuscì a battere per la prima volta il talento dell’Isola Caraibica di Grenada Kirani James, campione olimpico a Londra 2012.

A fine agosto dello stesso anno la giovane star sudafricana conquistò il primo titolo mondiale della sua carriera al Bird’s Nest in 43”48 precedendo lo statunitense Lashawn Merritt (43”65) e Kirani James (43”78). Per la prima volta nella storia tre uomini sono scesi sotto la barriera dei 44 secondi in una gara di 400 metri.

Negli ultimi 50 metri non avevo più energie ma partire forte nei primi 200 metri era l’unico modo per battere campioni come Lashawn Merritt e Kirani James. Ho finito la gara sfinito e dovettero portarmi all’ospedale”.

La passione per il Liverpool

Van Niekerk coltiva la passione per il calcio e segue di frequente le partite del Liverpool, sua squadra del cuore.

Mio padre fa il tifo per il Manchester United, mio fratello è un fan dell’Arsenal. A me piace fare il tifo per gli underdogs, le squadre che partono senza i favori del pronostico e per questo è nata la mia passione per il Liverpool. Il Manchester United era abituato a vincere tutti i titoli e ho sempre sognato di poter vedere i giocatori del Liverpool alzare qualche trofeo.

Ho letto tanto sulla storia del Liverpool e mi sono innamorato subito dei calciatori che giocano per questo club. Dopo la vittoria ai mondiali di Pechino ho ricevuto un messaggio di congratulazioni del portiere del Liverpool Simon Mignolet e sono rimasto molto emozionato per le sue belle parole”.

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