Jan Zelezny è stato uno straordinario specialista del lancio del giavellotto, certamente il più grande nella storia dell’atletica e, ancora oggi, detiene il record del mondo della specialità con quel fantastico lancio a 98,48 metri che fece il 25 maggio 1996, domani saranno 26 anni, nell’Ernst Abbe Stadiuma di Jena in Turingia, città che fece parte sino al 3 ottobre 1990 della Repubblica Democratica Tedesca.
Quello di Jan è uno dei 5 primati mondiali maschili più vecchi, in una speciale classifica capeggiata proprio da un lanciatore dell’allora Germania dell’Est, Jurgen Schult che scagliò il disco a 74,08 metri il 6 giugno 1986, quasi 36 anni fa, a Neubrandenburg.
Gli altri tre record in ordine di anzianità prima di Zelezny sono quello del 30 agosto 1991, a Tokyo in Giappone, dello statunitense Mike Powel che saltò nel lungo 8.91, quello del 27 luglio 1993 del cubano Javier Sotomayor che saltò in alto 2.45 a Salamanca in Spagna e, infine, quello del 7 agosto 1995 del triplista britannico Jonathan Edwards che balzò a 18,29 a Goteborg in Svezia.
Quel giorno di maggio Jan arrivò a Jena guidando per 350 chilometri, da Mlada Boleslav la città in Boemia della Repubblica Ceca dove nacque il 16 giugno 1966 e che, sino al 31 dicembre del 1992, fece in realtà parte di uno stato che si chiamava Cecoslovacchia, per cui Zelezny gareggiò nella prima parte della sua carriera, mentre dal 1 gennaio 1993 diventò un cittadino della Repubblica Ceca in virtù della divisione del vecchio stato in due, con la creazione contemporanea della Repubblica Slovacca.
Allo stadio, in tribuna, c’erano la moglie con i suoi due bambini che avevano fatto il viaggio in macchina con lui che, evidentemente, si sentiva che avrebbe compiuto la più grande impresa della sua carriera, in termini di misure quantomeno, realizzando il suo quinto record del mondo, il terzo ufficiale, poiché i primi due furono di fatto cancellati per la terza variazione sulle misure e pesi dell’attrezzo, nella storia del giavellotto mondiale.
Spirava una discreta brezza contraria e Zelezny saggiò le condizioni aprendo con 87,76, per poi a seguire, 92,88, il record del mondo di 98,48, 91,44, un nullo e 87,88, per una media sui cinque lanci validi di 91,68.
L’incremento sul suo vecchio record, 95.66 tre anni prima a Sheffield (che ritoccava appena il 95.54 di inizio ’93 a Pietersburg in Sudafrica), risultò di quasi tre metri.
Zelezny, che ha donato il giavellotto dell’impresa al Museo dell’Atletica di World Athletics ha così dichiarato: “Era un vecchio modello in alluminio. Se quello in fibra di carbonio fosse stato in una più avanzata fase di sviluppo, avrei potuto lanciare un metro in più. E qualcosa avrei potuto guadagnare se l’azione fosse stata migliore.
I 100 metri potevano essere toccati: pensavo che ce l’avrei fatta di lì a qualche giorno, a Ostrava, ma non centrai l’obiettivo”.
Poco più di due mesi dopo, ad Atlanta (dove a Giochi conclusi, sostenne un provino per la squadra di baseball dei Braves), arrivò il suo secondo titolo olimpico. Ne avrebbe conquistato un terzo a Sydney con anche in questo caso un pizzico di rammarico perché, se non avesse ceduto per 16 centimetri a Tapio Korjus nell’88, Jan sarebbe stato il terzo “pokerista” al tavolo dei giochi a cinque cerchi con Al Oerter e Carl Lewis.
L’appendice statistica è così eloquente da indurre ad eleggerlo il più grande della storia, senza dimenticare una galleria di grandi che gareggiarono in altre condizioni e con altri attrezzi: Matti Jarvinen, Terje Pedersen (che strappò il record a Carlo Lievore), Janis Lusis e Uwe Hohn, che con il 104.80 berlinese dell’estate 84 provocò la prima riforma dell’attrezzo da gara.
Jan, che ebbe come primo allenatore il padre Jaroslav, anche lui giavellottista come la moglie e madre dell’atleta, Jana, ottenne la sua prima medaglia in una importante manifestazione internazionale assoluta nel 1987 a Roma, grazie al bronzo conquistato a soli 20 anni e, l’anno dopo, nella sua prima partecipazione olimpica a Seul, conquistò invece quella d’argento.
Da allora iniziò l’ascesa inarrestabile di Zelezny che diventò il più forte giavellottista in attività, rimanendo ai massimi vertici per oltre un decennio come testimonia il suo straordinario palmares fatto di 15 partecipazioni alle massime competizioni internazionali con ben 11 podi di cui tre successi a cinque cerchi e tre iridati, realizzati come possiamo vedere dal dettaglio.
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1987: Medaglia di bronzo Mondiali Roma
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1988: Medaglia d’argento Olimpiadi Seul
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1992: Medaglia d’oro Olimpiadi Barcellona
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1993: Medaglia d’oro Mondiali Stoccarda
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1994: Medaglia di bronzo Europei Helsinki
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1995: Medaglia d’oro Mondiali Goteborg
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1996: Medaglia d’oro Olimpiadi Atlanta
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1997: Nono posto Mondiali Atene
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1999: Medaglia di bronzo Mondiali Siviglia
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2000: Medaglia d’oro Olimpiadi Sydney
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2001: Medaglia d’oro Mondiali Edmonton
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2002: Finale Europei Monaco di Baviera
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2003: Quarto posto Mondiali Saint Denis-Parigi
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2004: Nono posto Olimpiadi Atene
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2006: Medaglia di bronzo Europei Goteborg
Secondo le statistiche di World Athletics, solamente dal 1991 al 2001 ottenne 106 vittorie su 135 gare, scagliando il giavellotto oltre i 90 metri per 34 volte.
Una carriera fatta oltretutto da una totale continuità di risultati e rendimento ad eccezione del periodo tra il 1997 e 1999 in cui fu pesantemente condizionato da un grave infortunio alla risoluzione del quale conquistò subito il bronzo ai mondiali di Siviglia.
Zelezny, che fu fu eletto anche atleta mondiale dell’anno per il 2000 dalla IAAF, la allora World Atheltics, oltre che atleta europeo dell’anno sempre per quell’anno delle Olimpiadi di Sydney oltre che per il 1996, ha continuato a gareggiare sino al 2006, all’età di 40 anni ottenendo quell’anno ancora un ottimo lancio a 82,07 a Doha in Qatar, ma si è mantenuto sempre in grandissima forma ed è tuttora molto attivo nel mondo dell’atletica, sia a livello della Federazione Mondiale che nell’ambito dell’organizzazione di importantissimi meeting nella sua nazione della Repubblica Ceca.
Il suo fantastico record del mondo resiste ancora e sembra per ora inavvicinabile anche se, un paio di anni fa, il tedesco Johannes Vetter l’ha molto avvicinato con un sensazionale lancio di 97.76 metri, stabilito a Chorzów il 6 settembre 2020, che lo ha reso il secondo miglior giavellottista di tutti i tempi, anche se poi lo stesso Vetter non è riuscito l’anno scorso a confermarsi su quei livelli finendo addirittura nono nel corso delle Olimpiadi di Tokyo.