Cercando nel mare magno della rete, qualcosa si pesca. Ad esempio, un bel disco da competizione rosso, con bordo cromato, perfetto per ogni tipo di vento, assicura la pubblicità. Costa 339,99 tasse incluse e ha un nome che è una garanzia: Jurgen Schult Skymaster.
Il 6 giugno non è solo il 77° anniversario dello sbarco in Normandia ma anche il 35° compleanno record maschile più longevo: 74,08 nella ventosa Neubrandenburg dove due anni dopo il dischetto di Gabriele Reinsch avrebbe navigato a lungo, 76,80.
Il baffuto Jurgen non nascose di aver avuto il favore di una forte brezza contraria che sostenne quel che era uscito dalla mano a una velocità calcolata in 25,5 metri al secondo. Una frustata, da sempre una specialità della casa. In quell’occasione, memorabile. La serie non lo fu altrettanto:67,20, x, x, 74,08, x, passa. Non gli fosse riuscito quel lancio, Schult sarebbe finito secondo, dietro Armin Lemme, 67,76.
Aveva 26 anni, era nato nel Meclenburgo-Pomerania, la scheda lo dava 1,93 per 110 e l’anno prima aveva portato il personale a 69,74, un metro e mezzo dal record della Ddr, in mano al bel Wolfgang Schmidt che proprio in quel periodo, dopo un anno e mezzo di carcere per un tentativo di fuga in Occidente scoperto dalla Stasi, stava provando a lasciare la Ddr attraverso una lenta trafila burocratica.
Il 71,16 di Schmidt era stato record del mondo per quasi cinque anni sino al 71,86 dei russo Yuri Dumchev che sembra avesse superato i 74 metri in allenamento. I due picchi di Ben Plucknett, 71,20 e 72,34, non vennero accettati dalla Iaaf per una positività al doping ma vennero riconosciuti come record americani.
L’incremento di Schult, 2 metri e 18, è il più violento nella storia della specialità: Mac Wilkins ritoccò di 1,68 il suo precedente primato ma in tre “tappe”, sino a 70,88, nello storico 1° maggio 1976 a San Josè.
Necessario risalire a Ludwig Danek per trovare un progresso “secco” di 1,61 sul vertice toccato da Al Oerter: da 62,94 a 64,55.
Che alle 18 di trentacinque anni fa Schult trovò il gesto ideale in condizioni altrettanto ideali, diventa chiaro scorrendo l’elenco dei migliori di tutti i tempi, con annesse prestazioni.
Jurgen ha chiuso una lunghissima carriera (a 40 anni era ancora capace di lanciare a 66 metri) con due acuti oltre i 70, il record del mondo e un 70,46 berlinese dell’88.
Il lituano Virgilius Alekna, noto come guardia del corpo del presidente della repubblica baltica, ne ha collezionato 15 tra 73,88 e 70,51; l’estone Gerd Kanter 10 tra 73,38 e 70,36. Tra i contemporanei, il gigantesco svedese Daniel Stahl è andato, considerando soltanto le ,migliorie misure e non quelle ancillari, cinque volte tra 71,86 e 70,56.
Schult è stato autore di un “nullo” diplomatico – o semplicemente umano: quando nell’88 incontrò Schmidt con la maglia della Repubblica Federale, evitò di stringergli la mano. Dopo l’unificazione, e dopo aver respinto le accuse di assunzione del famigerato Turinabol, accettò il posto di allenatore dei discoboli tedeschi.
Consistenza e durata agonistica formidabili: nella parentesi ’87-’90 realizzò, per la Ddr, la tripletta che è nelle ambizioni dei grandi: Mondiali, Olimpiade e Europei.
Un identico tris, non più d’oro, ma d’argento centrò per il paese non più diviso da muri e frontiere. Quando salì sull’ultimo podio, a Siviglia, aveva 39 anni e il record mondiale resisteva da tredici stagioni. Ora, quasi il triplo.