Il 2022 di Marcell Jacobs

Tra grandi propositi e code di sospetti

Tra le 19,55 del 31 luglio e le 21,50 del 1 agosto 2021 la dimensione agonistica di Marcell Lamont Jacobs è passata da quella di ottimo velocista, con grandi probabilità di ottenere una storica finale olimpica sui 100 metri, a quella di uomo più veloce del mondo, succedendo a Usain Bolt nella conquista del titolo olimpico.

Marcell, che ha compiuto 27 anni lo scorso 26 settembre, aveva certamente disputato sino all’inizio di quel momento la miglior stagione della sua carriera, con un netto miglioramento nei 60 indoor, che gli aveva regalato, con il crono di 6″47, il titolo europeo e il primato italiano realizzato poi anche sui 100 metri, con il 9″95 del suo debutto all’aperto del 13 maggio, ma un successivo infortunio all’adduttore aveva fatto pensare che la sua preparazione potesse in qualche modo uscirne condizionata.

Il suo rientro agonistico, a fine giugno, è stato invece positivo, e dopo tre prestazioni di pochissimo sopra i 10 secondi, nell’ultima gara prima delle Olimpiadi, la Diamond League di Montecarlo il 9 luglio, ha corso in 9″99 giungendo terzo e dimostrando che la finale olimpica poteva essere certamente alla sua portata.

Quel che è accaduto poi, in quelle 26 ore di Tokyo, ha rappresentato qualcosa di sensazionale anche se, oggettivamente, inaspettato perché l’azzurro ha dapprima corso una batteria in totale scioltezza in 9″94, battendo il suo record italiano e poi, 24 ore dopo, ha corso la semifinale arrivando terzo ma con il nuovo record europeo di 9″84 che gli è valso il ripescaggio, per poi nella finale, dove in tanti sono crollati di testa e di muscoli, superarsi ancora e vincere con il tempo stratosferico di 9″80, in pratica in due ore ha fatto due record europei.

Tali riflessioni prendono spunto dall’articolo, pubblicato, domenica scorsa, sullo storico e autorevole quotidiano inglese The Sunday Times (gemello del The Times con cui condivide la proprietà ma non la redazione), che ha dedicato all’atleta azzurro una doppia pagina in cui, sostanzialmente, si avanzano dei dubbi su come sia stato possibile che, in quelle 26 ore di Tokyo, sia riuscito a migliorarsi per ben tre volte e in un modo così importante.

Il pezzo porta la firma di due giornalisti, Matt Lawton e Mark Palmer, che hanno viaggiato certamente tra Milano, Desenzano del Garda e Roma, e forse anche in qualche altro luogo, per cercare di raccogliere testimonianze sia dai diretti interessati che da chi potesse fornire loro qualche altra informazione e se, di fatto, non è che abbiano fatto rivelazioni particolari, trovo inopportuna la tendenza generale di tutta la stampa a voler etichettare una simile inchiesta quale un banale ‘rosicamento’ di fronte al successo di un atleta italiano.

Marcell Jacobs (foto FIDAL/Colombo)
Marcell Jacobs (foto FIDAL/Colombo)

Il motivo fondamentali di tali sospetti

Se partiamo dal titolo dell’articolo, “Il mistero del campione olimpico cresciuto senza (lasciar) tracce e che a un certo punto ha smesso di correre”, si può certamente cogliere dell’ironia che, a mio avviso, è stata anche dettata dal fatto che i due giornalisti non siano riusciti a fare nessuna intervista con le persone che volevano sentire, a cominciare da Jacobs ma forse ancor di più con Giacomo Spazzini, l’imprenditore titolare della GS Loft una società che, per dirla in poche parole, si occupa della forma fisica delle persone attraverso percorsi alimentari, di allenamento ed anche di motivazione.

Il maggior interesse dei due inviati, infatti, era incentrato sul dato oggettivo che Spazzini abbia più volte dichiarato di aver cominciato a seguire Jacobs, tramite la sua struttura, a partire dall’ottobre del 2020, come ancora oggi documentato sulle sue pagine social in cui, in data 15 ottobre dell’anno scorso è chiaramente scritto che l’atleta aveva scelto GS Loft per la sua preparazione nutrizionale e che l’obiettivo del percorso intrapreso era quello di scendere sotto i 10 secondi.

Come ben noto, tale risultato è poi stato ottenuto il 13 maggio di quest’anno con il primo record di 9″95 e, puntualmente, il 24 giugno successivo, sempre sulle pagine social di Spazzini, c’è una foto di lui con Marcell in cui si evidenzia come l’obiettivo dichiarato fosse stato raggiunto e di come l’atleta fosse in preparazione per le Olimpiadi di Tokyo.

Poi, dopo l’epica impresa della medaglia d’oro del 1 agosto, nello stesso giorno Spazzini pubblica una foto di Marcell vincente con a fianco la scritta “Abbiamo fatto la storia” e il giorno dopo ripubblica la foto del 15 ottobre 2020, quando aveva annunciato la collaborazione con l’atleta, scrivendo tra le altre cose “Quando è arrivato in GS Loft non aveva ancora scoperto le sue vere potenzialità“.

Scrivo questo perché, leggendo questi post chiunque penserebbe che GS Loft di Giacomo Spazzini abbia seguito, quantomeno da un punto di vista nutrizionale, Jacobs almeno sino alle Olimpiadi, ma invece sia Marcell che il suo staff hanno dichiarato che tale collaborazione era cessata più o meno verso marzo di quest’anno, quando era diventata pubblica un’indagine, iniziata peraltro nel 2019, che vedeva coinvolto lo stesso Spazzini su un presunto commercio di sostanze dopanti.

Ovviamente, fermo restando che si parla sempre di inchieste, se lo staff di Jacobs ha preso la decisione di abbandonare tale collaborazione avrà avuto i suoi motivi ma, di fatto, Spazzini non sembra aver recepito tale cosa e, forse preso dall’entusiasmo da tifoso italiano, sembrerebbe che abbia voluto prendersi dei meriti che non ha ma, allora, qualcuno forse dovrebbe gentilmente, o anche in maniera decisa, invitarlo a rimuovere questi post che creano confusione, magari non a noi italiani ma certamente a degli osservatori neutrali dall’estero.

Marcell Jacobs (foto FIDAL/Colombo)
Marcell Jacobs (foto FIDAL/Colombo)

Un patrimonio sportivo da tutelare

Marcell Jacobs è il campione olimpico dei 100 metri, nonché primatista europeo, la specialità della pista certamente più seguita a livello mediatico e, oltretutto, il suo titolo a cinque cerchi è stato il primo del dopo Usain Bolt, vale a dire l’icona dell’atletica mondiale per tantissimi anni.

Marcell ha anche vinto la medaglia d’oro nella staffetta 4×100 per cui la sua immagine di atleta va assolutamente preservata e difesa, in quanto rappresenta un esempio importantissimo per le nuove generazioni e un traino eccezionale per lo sviluppo dell’atletica in Italia.

A mio avviso è fondamentale tutelarlo per il bene di tutto il movimento, ma va fatto in maniera sensata perché nessuno può essere alieno da sospetti, e non ci si può trincerare dietro l’affermazione dell’essere risultati negativi a tutti i controlli antidoping se ci sia qualche elemento che possa, in qualche modo, alimentare questi sospetti.

A prescindere dal notevole miglioramento in termini di prestazioni cronometriche che, benché avvenuto in una età agonistica intermedia, può naturalmente avere tante spiegazioni, va quindi chiarita la vicenda della collaborazione con Spazzini e, visto quanto appare ancora oggi sulle pagine social dell’imprenditore, non ci si deve stupire se giornalisti esteri, di un quotidiano inglese prestigiosissimo, facciano delle loro indagini sul collegamento di questa persona con colui che, attualmente, è l’uomo più veloce del mondo.

Evitare il confronto alimenta i dubbi

Per tutto questo mi spiace veramente che i due inglesi non siano riusciti ad intervistare Marcell perché credo che, chi non abbia nulla da nascondere, debba non avere problemi a rispondere anche a domande scomode in quanto, come avevo scritto all’indomani del suo trionfo di Tokyo, vincere una medaglia olimpica, specie sui 100 metri, regala infiniti onori ma anche degli oneri che vanno affrontati nel miglior dei modi e, rifiutare l’intervista di un quotidiano estero quale il The Sunday Times, mi sembra poco elegante.

La mia non vuole essere una critica, specie nei confronti di Marcell che, tra l’altro per quel poco che conosco personalmente avendolo intervistato direttamente un paio di volte, so essere una persona molto disponibile, ma solo un consiglio a chi gli sta intorno, che nasce dal desiderio che determinate illazioni possano presto finire, mentre invece temo che non avendo accettato di rispondere a delle domande lecite, si sia per ora ottenuto solo l’effetto contrario.

In definitiva, cerchiamo di non essere ipocriti nel senso che, se la stessa situazione fosse capitata ad un atleta straniero e dei giornalisti italiani avessero voluto intervistarlo per avere dei chiarimenti sul fatto che, una persona che dice di avere ampiamente contribuito ai suoi straordinari risultati, fosse implicata in questioni di doping, non ci saremmo certo scandalizzati ed anzi, qualche pensiero malizioso l’avremmo sicuramente fatto.

Marcell Jacobs (foto Colombo/FIDAL)
Marcell Jacobs (foto Colombo/FIDAL)

Il futuro di Marcell

Nell’articolo del Sunday Times, che per conoscenza di chi lo voglia leggere e tradurre vi alleghiamo sotto al fine che ognuno possa farsi una propria idea, c’è molto spazio per Giacomo Spazzini, anche lui avvicinato all’uscita dei suoi uffici dove ha frettolosamente risposto a qualche domanda mentre saliva sulla sua macchina, ma l’unica novità meno conosciuta è il collegamento con un suo ex socio in affari, un certo Roberto Manzi, che il giornale cita per aver appena scontata una squalifica per doping di 4 anni dal 2017 al 2021.

Ovviamente non possiamo sapere se tutto quanto scritto dai due giornalisti inglesi in termini di approccio alle interviste che avrebbero voluto fare, senza esserci riusciti, sia vera nel senso che loro scrivono di aver inviato varie email, prima di partire per l’Italia, sia a Jacobs che a Spazzini, senza aver ricevuto alcuna risposta.

Questo aspetto potrebbe ulteriormente far capire il motivo per cui l’articolo stesso è intriso ovunque da un sottile sarcasmo anche se poi, di fatto, questa è un po’ una caratteristica preminente del popolo inglese.

In ogni caso, la miglior risposta ad ogni domanda potrà essere certamente data in pista e, visto che una parte dei programmi agonistici dell’atleta sono stati svelati nel corso di un intervista rilasciata sempre in questi giorni, dal suo allenatore Paolo Camossi a Franco Fava del Corriere dello Sport, sappiamo già che Marcell debutterà il 4 febbraio a Berlino nell’Istaf, per poi gareggiare il 17 a Lievin, il 19 a Birmingham e il 22 a Torun, sulla pista del titolo europeo, e infine che chiuderà la stagione al coperto, tra il 18 e il 20 marzo nella Stark Arena di Belgrado, con i mondiali indoor.

Il debutto all’aperto è previsto poi sui 100 metri l’8 maggio proprio a Tokyo, in una gara di Continental Tour, mentre a seguire obiettivo su Mondiali di Eugene a luglio, ed Europei di Monaco di Baviera ad agosto, ovviamente con anche altre gare di Diamond League o altro da pianificare, tra cui certamente il Golden Gala Pietro Mennea del 9 giugno.

Grande novità poi, sempre dalle parole di Camossi, rappresentata dal desiderio di voler preparare e correre anche i 200 metri, non si sa se solo in qualche meeting o anche nelle manifestazioni internazionali più importanti, con lo stesso tecnico che, come riportato da Fava, si è sbilanciato dicendo che Marcell vale già intorno ai 19″80.

Definire tutto questo ‘tanta carne al fuoco’ è solo un eufemismo e personalmente, come tutti i tifosi italiani, non vedo l’ora di vedere Marcell di nuovo in pista per confermare definitivamente di essere il fenomeno apparso in quelle 26 ore di Tokyo.

The Sunday Times: l’articolo integrale

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