La vicenda legata alla seconda squalifica per doping, inflitta nell’agosto del 2016, al marciatore altoatesino Alex Schwazer ha sempre tenuto desta l’attenzione della stampa, sportiva e non, ma dopo che il 18 febbraio del mese scorso il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bolzano ha disposto l’archiviazione delle accuse a suo carico per frode sportiva, si è scatenata una tempesta mediatica tendente ad evidenziare come l’atleta sia stato ingiustamente squalificato da un Tribunale Sportivo e come debba, assolutamente, essere riabilitato subito al fine di permettergli la partecipazione alle prossimi Olimpiadi del Giappone.
Abbiamo visto Schwazer ovunque in televisione, nelle ultime settimane e, addirittura, una famosa trasmissione di Italia 1, Le Iene, ha avviato una raccolta di firme da far poi pervenire alle massime autorità dello Stato, tra cui anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Una levata di scudi praticamente unanime, da quasi tutta la stampa di ogni genere, cartacea e online, con tutti pronti a giurare sul fatto che il marciatore sia stato oggetto di un complotto ai suoi danni.
Bisogna oltretutto dare conto del fatto che, sia il Presidente del CONI Giovanni Malagò che anche quello della FIDAL, la massima federazione italiana di atletica, Stefano Mei, si siano pronunciati sul fatto che l’ordinanza del GIP di Bolzano, Walter Pelino, debba in qualche modo mettere in discussione la condanna sportiva a carico dell’atleta.
Ovviamente la parole del massimo rappresentante del CONI e della FIDAL sono improntate sulla massima prudenza ma sono da intendersi, in ogni caso, come un’apertura dello sport italiano verso una possibile riabilitazione sportiva nei confronti di Schwazer.
La questione è estremamente complessa perché bisognerebbe conoscere molto bene le varie fasi di tutta la vicenda e avere letto, quantomeno, sia tutta l’ordinanza di archiviazione, che la sentenza sportiva che condannò Schwazer nel 2016, oltre ad avere seguito le varie fasi del procedimento penale preliminare, durato oltre quattro anni, a carico dell’atleta stesso per frode sportiva, che è un reato derivante dall’assunzione di sostanze miranti ad alterare le prestazioni in una competizione agonistica.
Io ho avuto modo di leggere, in maniera abbastanza approfondita, i principali atti sopra citati, e senza entrare nel merito della questione penso con assoluta certezza che, anche se mi piacerebbe vedere gareggiare l’atleta alle prossime Olimpiadi, tale eventualità sia impossibile.
Ho dedicato ampio spazio, in tanti mie articoli, al caso dell’atleta altoatesino, cercando di trattare sempre l’argomento con la massima oggettività e questo mi ha sempre portato a non prendere delle posizioni precise per l’estrema complessità della situazione, ma quel che ho sempre ritenuto strano era la contraddizione tra una linea difensiva tendente ad evidenziare la teoria del complotto ordita dalla WADA (la massima organizzazione mondiale dell’antidoping), d’accordo con World Athletics (la massima federazione mondiale dell’atletica), e la speranza poi di vedere l’atleta di nuovo in gara.
Come si fa a pensare che istituzioni pesantemente accusate di aver ordito una trama tendente a penalizzare un atleta possano poi, sulla base dell’ordinanza di un Giudice Penale che ritiene possibili tali accuse, contribuire a riabilitarlo sportivamente?
Se realmente Schwazer e il suo entourage avessero voluto provare ad ottenere la fine della squalifica dovevano, a mio modesto avviso, impostare la difesa evidenziando dei possibili errori che, dall’ordinanza del Giudice Pelino, sembrano siano stati commessi nel laboratorio della Wada, sfruttando anche il fatto che la Wada stessa abbia avuto poca attenzione su quanto stavo succedendo nell’aula di un tribunale penale italiano, con la lentezza usata nella trasmissione dei campioni richiesti per le varie analisi.
In quella fase processuale si sarebbe, forse, potuto chiedere una riduzione della squalifica sulla base di dubbi che potessero essere emersi, e allora anche una raccolte di firme avrebbe avuto un suo significato.
Ma, come ha sempre dichiarato, Schwazer voleva che fosse riconosciuta la sua totale estraneità e che non ci fossero dubbi in merito e, sulla base di quanto deliberato dal Tribunale di Bolzano, adesso va in giro a professare la sua totale innocenza per i fatti in merito ai quali è stato squalificato da un Tribunale Sportivo.
In realtà, se si legge bene l’ordinanza di archiviazione del procedimento penale per frode sportiva redatta dal Giudice Pelino, non vi è alcuna certezza al 100% e, anche se si ipotizzano possibili complotti e manipolazioni di provette, è pur sempre l’autorevole opinione del Giudice che ha assoluto valore solo nell’ambito della sua competenza penale.
Ho letto che le sentenze di un giudice debbono essere rispettate e non vi è il minimo dubbio ma, nello stesso modo, vanno rispettate quelle dei Giudici Sportivi che hanno condannato Schwazer, per cui in questa fase della storia sarebbe interessante sentire anche le altre parti in causa della vicenda, quelle sportive, perché se si ascolta solo una versione come ci si potrà mai fare una convinzione oggettiva?
Credo, comunque, che l’atleta meriti rispetto per la passione e l’impegno che ha sempre dedicato al suo sport, ma che la questione vada letta in maniera più approfondita e soprattutto mi piacerebbe che, nei suoi vari interventi, ci fosse anche un contraddittorio davanti a persone che non avallino solo i suoi pensieri.
Ma questo è un quotidiano che tratta di sport, e di atletica in particolare, per cui mi piace ricordarlo nel momento del suo maggiore splendore agonistico, quel 22 agosto del 2008 quando conquistò il suo titolo olimpico nella 50 chilometri di marcia.