L’imbarazzo nella scelta di Fred Kerley

Il velocista statunitense in grado di competere ai massimi livelli su 100 200 e 400 metri

Fred Kerley è uno dei tanti straordinari velocisti statunitensi che si contendono, in occasione dei Mondiali o delle Olimpiadi, uno dei tre posti della squadra USA nel corso dei terribili Trials che sono sempre difficilissimi da affrontare, ma lui rispetto ai suoi avversari ha certamente il vantaggio di poter scegliere, tra 3 discipline, quella o quelle su cui cimentarsi essendo uno dei soli tre uomini al mondo a vantare personali sotto i 10 nei 100 con 9″84, sotto i 20 nei 200 con 19″76, e sotto i 44 nei 400 con 43″64, anche se però uno degli altri due è il suo connazionale e rivale nei Trials, Michael Norman.

La prima parte della carriera agonistica di Kerley è stata certamente improntata sul giro di pista completo e infatti, sui 400 metri, già nel 2017 è sceso per la prima volta sotto i 44 secondi, acquisendo il diritto a partecipare ai mondiali di Londra dove in finale però non è andato oltre il settimo posto, mentre nei mondiali seguenti, quelli del 2019 a Doha, dopo essersi nuovamente qualificato, ha ottenuto il primo grande piazzamento della sua carriera, conquistando la medaglia di bronzo nella finale dei 400.

Fred, che compirà 27 anni il prossimo 7 maggio, sino a quel momento si era dedicato abbastanza poco alle competizioni sui 200, ed ancor meno a quelle sui 100 metri, probabilmente perché la sua statura di oltre 1,90 aveva convinto i suoi allenatori che non potesse eccellere più di tanto su tali distanze.

Dopo l’anno di transizione legato allo scoppio della pandemia mondiale, nel 2020, in cui non vi sono state grandissime manifestazioni e si è gareggiato poco, Kerley ha voluto per l’anno Olimpico fare una scelta coraggiosa, e a detta di tanti azzardata, quella di puntare proprio sulla distanza più veloce dell’atletica all’aperto, e la sua intuizione è stata ampiamente premiata visto l’ottimo risultato ottenuto con la medaglia d’argento conquistata nella finale dei 100 metri, con il personale di 9″84, battuto solo dalla superlativa prova dell’azzurro Marcell Jacobs peraltro di nascita texana proprio come Kerley.

Ma nel 2021, Fred ha dimostrato di avere grandissime possibilità anche sui 200 metri, dove ha realizzato il suo personale pur non essendosi qualificato per le Olimpiadi, con 19″76 e quest’anno, su tale distanza, ha già il tempo più veloce del 2022 con 19″80.

Fred è un coltellino svizzero“, ha detto di lui il compagno di squadra statunitense e specialista dei 400 metri Michael Cherry. “Può disputare tante distanze veloci diverse“.

La curiosità di tutti è quindi cosa correrà Kerley a giugno, ai Trials statunitensi, e su cosa punterà dunque per i mondiali di atletica di Eugene, ma a chi glielo chiede lui risponde semplicemente: “Bisogna aspettare e vedere“.

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Certo dopo avergli visto correre Il 16 aprile scorso quel 200 metri degli USATF Golden Games di Walnut, in California, in 19″80 con gli ultimi 50 metri esaltanti in cui ha recuperato lo svantaggio che aveva su Michael Norman, bruciandolo sul traguardo, si potrebbe pensare che con la sua resistenza e la sua eccezionale velocità di base molto migliorata nel 2021, potrebbe andare molto lontano proprio sul mezzo giro di pista.

D’altra parte però, pur in uno scorcio ancora breve di questo 2022 all’aperto che lo vedrà presto proiettato verso i temibili Trials, Fred ha anche già corso i 100 metri in 9”99 e i 400 in 44”47, per cui ogni sua scelta e del suo team potrebbe essere plausibile.

Da rilevare, oltretutto, come al di la degli eccellenti crono da lui già realizzati, Kerley sia imbattuto nella stagione a dimostrazione di una capacità estrema di gestire al meglio tutte le gare fatte, e significative sono le sue sintetiche parole in tal senso quando gli si chiede quali siano i suoi obiettivi futuri:  “Vincere il più possibile. Il tempo realizzato poi sarà una conseguenza, ma non è la mia preoccupazione“.

Interessante sottolineare, tra l’altro, come la sua prossima gara saranno i 100 metri del 7 maggio al Kip Keino Classic di Nairobi, tappa Gold del World Athletics Continental Tour Gold, e che in tale circostanza troverà sui blocchi l’azzurro Filippo Tortu, campione olimpico della staffetta 4×100, al suo debutto stagionale.

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Tornando alle sue scelte nell’ottica dei mondiali di Eugene, Kerley ha in ogni caso aggiunto che deciderà quale distanza correre in base alle sensazioni che avrà in allenamento nelle prossime settimane, in considerazione del fatto che tra i 100 e i 400 metri servono certamente doti diverse quali la massima esplosività per il primo, mentre invece l’estrema resistenza al dolore fisico per il secondo.

Le parole di Fred al riguardo “Entrambi devono dare e prendere. Uno ti fa girare la testa e uno ti fa girare anche le gambe“.

Kerley, oltre ad essere un grande agonista, ama pensare che la sua versatilità agonistica sia molto utile anche per promuovere l’atletica tra le nuove generazioni nel suo Paese e nel Mondo, grazie alle avvincenti sfide con tantissimi campioni statunitensi e non, a partire dal suo amico Norman, ma anche Noah Lyles e Christian Coleman negli Stati Uniti, e poi Steve Gardiner, Kirani James, Marcell Jacobs e Andre De Grasse nelle file internazionali, giusto per citarne alcuni.

Mi piace competere e sento che è molto importante avere una rivalità nello sport perché questo è ciò che serve per attirare l’attenzione dei tifosi come per il calcio e il basket“.

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La sensazione, in ogni caso, è che lo straordinario campione statunitense alla fine punterà tutto su 100 e 200 metri, specialità quest’ultima dove l’anno scorso si classificò quarto ai Trials statunitense, sfiorando quindi la possibilità di partecipare ai giochi a cinque cerchi giapponesi, anche in considerazione del fatto che il suo mito e punto di riferimento sia la leggenda mondiale della velocità Bolt di cui dice:  “Voglio diventare una leggenda, come Usain.

Interessante evidenziare, tra l’altro, come il leggendario velocista giamaicano, primatista del mondo nei 100 metri con 9″58 e nei 200 con 19″19, non sia mai andato più veloce di 45″28 nei 400 e che anche  Carl Lewis e Jesse Owens, grandi specialisti di 100, 200 e lungo, non fossero particolarmente portati per il giro della pista.

In attesa di conoscere la scelta finale di Kerley possiamo solo raccontare un piccolo aneddoto della fine della scorsa stagione quando, dopo che vinse i 100 metri nell’ultima gara di Diamond League a Bruxelles, un suo amico gli chiese su twitter a quale specialità si sarebbe concentrato per l’anno dei campionati del mondo in Oregon, e lui rispose simpaticamente: ” Gli 800 metri…ma naturalmente sto solo scherzando“.

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