Shamier Little pronta al riscatto per i Mondiali di Eugene 2022

L'ostacolista statunitense carica più che mai dopo la delusione dei Trials Olimpici 2021

Shamier Little è un’atleta statunitense specialista dei 400 ostacoli, una disciplina che nelle ultime tre stagioni ha visto un’enorme accelerazione a livello di riscontri cronometrici con l’ottenimento di nuovi record del mondo, dopo 16 anni, a partire dal 2019 per opera della connazionale Dalilah Muhammad e poi, quest’anno, con un ennesimo straordinario miglioramento da parte dell’altra statunitense Sydney McLaughlin che ha vinto anche il titolo olimpico.

Come spesso accade per gli atleti e le atlete degli States, la concorrenza interna crea degli enormi problemi anche solo a qualificarsi per le grandissime manifestazioni internazionali, quali i giochi a cinque cerchi e i mondiali e per Shamier, questa barriera costituita dai famigerati Trials Olimpici, è stata quasi sempre insormontabile.

Little, nata a Louisville nel Kentucky il 20 marzo 1995, ha ottenuto la sua prima importante affermazione vincendo i campionati del mondo under 20 sui 400 ostacoli a Eugene, nel 2014, con il crono di 55″66.

L’anno dopo, a soli 20 anni, Shamier è riuscita a qualificarsi per i Mondiali di Pechino 2015  e ad ottenere il piazzamento più importante di tutta la sua pur giovane carriera, conquistando la medaglia d’argento con 53″94, prima delle statunitensi, dietro l’atleta della Repubblica Ceca Zuzana Hejnová che vinse con 53″50, in un periodo in cui ci si affermava con crono ben diversi da quelli degli ultimissimi anni.

Sembrava per Little l’inizio di una carriera straordinaria ma, purtroppo, non è più riuscita a qualificarsi per i successivi grandi eventi quali Olimpiadi di Rio 2016, Mondiali di Londra 2017 e Mondiali di Doha 2019.

Il 2021 poteva essere per lei l’anno della svolta in tal senso, la possibilità di ottenere la sua prima partecipazione a cinque cerchi e, dopo aver aperto la stagione con due buoni crono quali 53″65 e 53″12, si è presentata ai Trials Olimpici di Eugene in ottima condizione, quella che lei stessa aveva definito alla vigilia la miglior forma della sua vita.

Ha vinto agevolmente la sua batteria (55″22) e la sua semifinale (53″71), arrivando in finale con il secondo miglior tempo, ma poi si è trovata a correre nella corsia subito dietro a quella di un fenomeno quale Sydney McLaughlin, riuscendo a contenerla sino all’ultimo rettilineo ma poi, evidentemente, il ritmo pazzesco imposto da colei che ha fermato il cronometro, per la prima volta nella storia, sotto i 52 secondi, l’ha stroncata facendola chiudere con grande difficoltà, battuta anche per il terzo fondamentale posto da Anna Cockrell che l’ha rimontata negli ultimi metri e battuta di 15 centesimi.

Le parole di Shamier in merito: “Dopo i Trials ho trascorso alcuni giorni piangendo e guardando il video, cercando di capire cosa fosse andato storto. Non ho mai messo in discussione il mio allenamento o se fossi abbastanza forte o abbastanza in forma. Ero convinta delle mie possibilità, ma avevo solo bisogno di capire cosa fosse successo“.

 

La reazione di Little è stata, in ogni caso, molto decisa e nelle gare seguenti di Diamond League ha riversato tutta la sua rabbia agonistica, in particolar modo a Stoccolma dove, pur battuta da un eccellente Femke Bol in uno straordinario duello, ha ottenuto il proprio personale con un ottimo 52″39, a soli due centesimi dalla Bol e 49 centesimo dal fresco primato del mondo di 51″90 della McLaughlin ai Trials, peraltro ancora polverizzato alcune settimane dopo a Tokyo, nella finale olimpica, con 51″46.

Poi un prosieguo di stagione in Diamond League sempre a ottimi livelli, a parte una gara a Parigi, dove si è sempre piazzata seconda per finire con le finali di Zurigo dove, ancora una volta, è stata superata proprio dalla Bol, bronzo a Tokyo e primatista europea sulla distanza.

 

Shamier ha recentemente raccontato un aneddotto relativo all’inizio di questa stagione agonistica appena conclusa e di come l’avesse affrontata nel senso che, una mattina si era svegliata all’inizio del l’anno, e aveva scritto sullo specchio del bagno, io sono la migliore e valgo 52 secondi netti.

A quel tempo, il record del mondo era di Muhammad con il tempo di 52″16 ottenuto per vincere il titolo mondiale a Doha, mentre il personale di Little era 52″75, ma lei era certa di valere molto di più.

In tal senso ha dichiarato: “Non ho mai fissato obiettivi per me stessa perché volevo sorprendermi direttamente in pista, ma avevo davvero bisogno di riconoscere il mio vero potenziale, così ho scritto quel messaggio sul mio specchio in modo da poterlo vedere ogni mattina.

Una mia amica mi ha poi convinto a far vedere quella immagine in un servizio fotografico e, all’inizio, avevo paura perché mi sembrava che il fatto che un sacco di persone sapessero che stavo inseguendo quel crono di 52 netti potesse crearmi troppa pressione. 

E’ stata la prima volta, nella mia carriera, che mi sono posta un obiettivo così preciso ma, in qualche modo, lo ritengo anche il mio primo vero anno da professionista perché mai  mi ero allenata così tanto“.

Abbandonare gli occhiali e il fiocco, che erano stati una sorta di marchio di fabbrica per Little fino agli ultimi anni, è stata quasi una mossa simbolica, che ha segnato un nuovo capitolo nella sua carriera anche se la svolta reale è avvenuta nella scorsa stagione, durante il periodo del lockdown causato dalla pandemia, con l’atleta che non ha avuto accesso a una pista tra marzo e luglio del 2020.

 

L’allenamento durante la quarantena ha davvero avvicinato il nostro gruppo. Io, Taliyah (Brooks, la sua compagna di allenamento) e l’allenatore (Chris) Johnson ci siamo allenati duramente in quei sei mesi.

Correvamo per strada, nei parchi e nei campi. Abbiamo fatto pesi insieme la mattina presto, abbiamo preparato i pasti insieme, ci siamo allenati insieme e ci siamo motivati a vicenda. Ci siamo adattati e abbiamo tratto il meglio da una situazione.

Mi ha aiutato molto perchè ha fatto si che mi concentrassi al massimo non avendo altre distrazioni possibili. Poi, quando ne siamo usciti, ero molto più forte di testa“.

Le prime gare dell’anno olimpico erano state dedicate ai 400 piani dove era riuscita ad ottenere, alla fine, un grande personale di 49″91 e queste le sue parole sul cambio di mentalità avuto all’inizio di questa stagione appena conclusa.

Mi sono semplicemente allenata per il livello di atleta che sono. Il mio approccio è stato quello di farlo e basta, senza nessuna lamentela, nessuna resistenza. Ora quando mi viene detto quali sono le mie sessioni di allenamento le svolgo senza fare alcuna domanda.

Una volta, prima di andare in pista per le sedute tecniche, ero sempre molto nervosa, ma ora sono lì 30 minuti prima per prepararmi al meglio. Sono veramente una persona completamente diversa“.

Nella lista mondiale di tutti i tempi sono solo 4 le atlete che hanno realizzato tempi migliori di Little sui 400 ostacoli, le tre del podio olimpico di Tokyo, McLaughlin (51″46), Muhammad (51″58) e Bol (52″03), mentre la quarta è l’ex primatista del mondo, per circa 16 anni dal 2003 al 2019, la russa Julija Pečënkina (52″34).

In qualsiasi altra epoca, Little che è anche l’unica donna della storia ad aver corso sotto i 50 secondi nei 400m e 53 secondi nei 400m ostacoli nella stessa stagione, sarebbe stata facilmente la nr. 1 al mondo ma lei accoglie con filosofia la situazione senza precedenti in questa disciplina.

“Sono felice che vi sia così tanta attenzione per la mia specialità e, d’altra parte, quando gareggi al fianco di così tanti incredibili atleti di talento, non puoi nemmeno arrabbiarti quando finisci dietro di loro in una gara e non puoi che complimentarti con loro. Siamo tutte ancora piuttosto giovani, quindi questo andrà avanti per un po’. È pazzesco, lo adoro“.

Little vorrebbe un giorno poter correre anche una 4×400 metri con McLaughlin e Muhammad.

Mi piacerebbe vedere una squadra di staffetta degli Stati Uniti fatta interamente di ostacoliste. Potremmo ottenere la nostra medaglia“.

Data la sua velocità sub-50 nei 400 piani, Shamier potrebbe gareggiare a ottimi livelli anche su tale disciplina ma il suo obiettivo principale rimangono gli ostacoli e il raggiungimento dell’obiettivo cronometrico scritto sullo specchio del suo bagno a casa.

Fino a quando non riuscirò a realizzare quello che sto cercando di fare negli ostacoli, mi dedicherò a questo evento. Quest’anno è stato solo l’inizio.

Voglio ricavare il massimo dal mio potenziale, voglio correre il più velocemente possibile, voglio realizzare la gara perfetta. Non voglio nascondermi e lo dico, voglio battere anche il record del mondo. È una battaglia, ma è così gratificante e sento che mi sto avvicinando“.

Nonostante quello che è successo ai Trials olimpici di quest’anno, Eugene ha fornito lo scenario per molti dei più grandi successi di Little. Le sue tre corone NCAA, la sua vittoria mondiale U20 e il suo titolo USA 2015 sono stati tutti raggiunti a Hayward Field e, l’anno prossimo, ci sarà il primo campionato del mondo di atletica leggera organizzato negli Stati Uniti.

Per Shamier dunque solo un pensiero, raggiungere al massimo della forma quell’appuntamento, passando ovviamente dai fatidici Trials e sperando che il risultato finale sia ben diverso da quello di quest’anno.

 

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