L’ultimo salto di Fabrizio Donato

L'addio all'Atletica del grandissimo triplista azzurro

Proprio nei giorni trionfali dell’Atletica Italiana che, sino ad oggi, ha già conquistato ben tre medaglie d’oro nel corso di questa 32esima edizione delle Olimpiadi Moderne, il massimo bottino tra tutti gli sport in campo, arriva la notizia del definitivo abbandono agonistico dell’atleta che aveva regalato ai nostri colori l’ultima medaglia olimpica, quella di bronzo, a una manifestazione a cinque cerchi prima di questa: Fabrizio Donato nel salto triplo a Londra 2012.

Fabrizio, che compirà 45 anni il prossimo 14 agosto, ha annunciato la sua decisione con un video postato sui suoi canali social, e l’emozione per tutti gli appassionati di questo sport è stata inevitabilmente enorme.

Donato è stato per tutti un esempio straordinario, sia in pedana che nella vita quotidiana, punto di riferimento per tanti ragazzi cresciuti al suo fianco nell’atletica.

Giusto per ricordare alcune delle sue straordinarie prestazioni, oltre alla medaglia olimpica di Londra 2012, il titolo europeo outdoor dello stesso anno a Helsinki, il titolo europeo indoor a Torino 2009 (con l’argento colto due anni dopo a Parigi, e nel 2017 a Belgrado), le 47 maglie azzurre, i 23 titoli italiani assoluti tra indoor e outdoor, i record italiani assoluti outdoor (17,60, colto nella indimenticabile serata della Notturna di Milano 2000) e indoor (17,73, coinciso con l’argento europeo, quando costrinse il francese Tamgho al record del mondo per batterlo).

Un campione straordinario a cui tutti dobbiamo essere estremamente grati e che abbiamo avuto l’onore di intervistare per il nostro quotidiano ben due volte, l’ultima delle quali a inizio dell’anno quando la sua grinta, la sua determinazione e il suo inossidabile amore per questo sport gli facevano credere, ancora, nella possibilità di tentare un’ennesima partecipazione olimpica.

Purtroppo non ci è riuscito e il suo ultimo reale salto agonistico, che ci piace ricordare a livello statistico, risale al 1 marzo 2019 quando, ai Campionati Europei indoor di Glasgow, fece 15,93 in una sfortunata qualificazione ma, pochi giorni prima, ad Ancona era atterrato ancora all’ottima misura di 16,72.

Quello di ieri, invece, è stato l’ultimo vero salto verso una nuova vita, sempre ovviamente nel mondo dell’Atletica che non abbandonerà mai.

Vi riproponiamo dunque quanto ci aveva raccontato, con la sua estrema naturalezza e disponibilità, all’inizio dell’anno e, nel contempo, voglio fare personalmente un grande abbraccio a Fabrizio insieme a tutta la redazione di SprintNews.it

Intervista integrale a Fabrizio Donato del 30 gennaio 2021

Ciao Fabrizio, innanzitutto come stai e come procede la tua preparazione?

Ciao Ferdinando, grazie come sempre per l’attenzione. Devo, oltretutto, darti atto che mi avevi già contattato a metà dicembre ma, per poter dare delle notizie più precise sulle mie condizioni atletiche, ho preferito aspettare qualche settimana.

Vorrei, prima di tutto, fare un piccolo passo indietro e spiegare qualcosa in più del mio intervento dell’anno scorso.

Benché negli ultimi anni, per ovvii motivi anagrafici, io avessi molto ridotto le mie competizioni agonistiche, ho sempre cercato di preparare gli appuntamenti più importanti e credevo che, nel 2020, ci sarebbe stata la mia ultima possibilità di provare a tornare alle Olimpiadi.

Quando è esplosa la pandemia mi sono, quindi, detto che era finita ma poi, dopo un primo momento di rassegnazione, ho pensato che avrebbe potuto essere un’opportunità, un anno per sistemare alcuni problemi fisici che mi portavo dietro da tempo, cercando di arrivare al 2021 e giocarmi ogni mia possibilità, nel migliore dei modi.

Fabrizio Donato (foto FIDAL/Colombo)
Fabrizio Donato (foto FIDAL/Colombo)
Che tipo di problema ha risolto l’intervento alla schiena?

Ho sempre avuto, sin da piccolo, alcuni problemi congeniti alla schiena che, negli anni, i carichi dell’attività agonistica hanno amplificato.

L’operazione ha mirato a darmi una sorta di stabilizzazione vertebrale, con benefici per tutta la zona lombare.

Quanto tempo sei stato totalmente fermo e come è stata la ripresa?

Pur avendo ricominciato le mie normali attività di vita, praticamente dopo pochi giorni, sono stato a riposo agonisticamente sino a settembre quando ho, con estrema prudenza, ricominciato ad allenarmi.

All’inizio non ti nascondo di aver avuto paura per le conseguenze che poteva comportare l’attività fisica ma poi, giorno dopo giorno, le mie capacità atletiche e la mia innata resilienza hanno avuto il sopravvento e gli allenamenti sono diventati sempre più intensi.

Ho fatto un primo ciclo di preparazione sino a dicembre, senza particolari intoppi e da fine anno ho cominciato un nuovo programma in cui riesco a dare il 100% delle mie potenzialità, senza alcuna prudenza se non quella dettata, ovviamente, dall’età e dal buon senso.

Cosa intendi, in particolare, con atteggiamenti prudenti?

Diciamo che, più che di prudenza, si è trattato di trasformare alcuni tipi di allenamenti, in particolare quelli della forza, che adesso esercito in modo nuovo, con un metodo isoinerziale che, senza entrare troppo nel dettaglio tecnico, vuol dire cercare di gravare il meno possibile la schiena con carichi di pesi.

In altre parole non mi metto certo più a fare lo squat con 170/180 chilogrammi, come facevo un tempo.

Fabrizio Donato (foto FIDAL/Colombo)
Fabrizio Donato (foto FIDAL/Colombo)
So che è prematuro farti questa domanda ma oggi, a 6 mesi dall’inizio dei Giochi Olimpici, senti di avere delle possibilità reali di potervi partecipare?

Guarda, il mio maggior problema è quello di avere la mia testa nel corpo di un altro, nel senso che io, con la mente, vorrei fare ancora quello che facevo sino a qualche anno fa, ma devo scontrarmi con quello che il mio fisico di oggi mi impone.

Detto questo, come ti ho detto, non mi sarei ovviamente operato se non ci avessi creduto, anche se sono ben consapevole quanto sia complicato, e che raggiungere l’appuntamento a cinque cerchi, all’alba dei 45 anni, sarebbe un’impresa straordinaria, per cui lotterò sino alla fine.

Quali sono i tuoi programmi per i prossimi mesi?

Cercherò di concentrarmi, sempre di più sull’intensità degli allenamenti, cercando di trovare quelle sensazioni che mi stimolino ad andare avanti e, devo dirti la verità, ci sono dei giorni, come oggi per esempio, che faccio delle cose che mi danno un particolare ottimismo.

Chiaramente per ora non gareggerò e proverò a farlo verso fine aprile, primi di maggio perché, poi, se voglio andare a Tokyo, devo fare il minimo o entrare nel ranking, ma questa seconda strada è più complicata perché presuppone fare molte gare e, per me, non va bene in quanto devo centellinare gli impegni, ed anche i salti nelle varie competizioni.

Oltre ad essere un grandissimo campione,  hai anche avuto qualche buona esperienza da tecnico, Andrew Howe sotto la tua guida era tornato a buonissimi livelli, e so che stai sviluppando un bel progetto proprio nell’ottica dell’allenamento e della trasmissione della tua esperienza a giovani atleti.
Raccontami come ti stai muovendo, in tal senso, e chi stai seguendo in particolare?

In effetti mi piace molto allenare, l’ho fatto per un periodo con Andrew e ho ripreso a farlo da qualche mese con un ragazzo molto promettente, 21 anni, che si chiama Simone Biasutti e che si è trasferito, dalla sua città natale, Trieste, a vivere nel Centro Sportivo Castelporziano dove si allena con me.

Nello scorso fine settimana Simone ha esordito, facendo il personale indoor con 16,32, e sono molto fiducioso che possa fare ancora meglio nel prosieguo della stagione.

La mia idea, in ogni caso, è proprio quella di creare un centro specialistico di riferimento per tutti gli atleti che si vogliano dedicare al salto triplo, e siccome non ho la presunzione di sapere tutto sulla materia, mi faccio affiancare in quella che spero possa diventare la mia attività principale, da un gruppo di amici che sono dei grandi esperti, indispensabili per trasferire le loro specifiche competenze.

È la prima volta che lo dico e vorrei anche citarli, ringraziandoli uno ad uno per la loro grande disponibilità che hanno verso di me.

Roberto Pericoli, mio storico allenatore e colui che mi ha insegnato quasi tutto, Claudio Mazzaufo e Davide Di Chiara, per la parte tecnica, Riccardo Longinari, per la parte scientifica e Matteo Pusceddu, fondamentale e imprescindibile fisioterapista delle Fiamme Gialle. 

Fabrizio Donato-Londra 2012 (foto archivio)
Fabrizio Donato-Londra 2012 (foto archivio)
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