Jacobs e la maledizione dell’Hayward Field di Eugene

Lo strano sortilegio che lega il campione olimpico dei 100 metri con il mitico impianto statunitense

Per usare un eufemismo potrei dire che non c’è proprio feeling tra Marcell Jacobs, campione olimpico di Tokyo sui 100 metri, e il mitico impianto sportivo di Hayward Field, costruito nel 1919 a Eugene come sede della squadra di football americano dell’Università dell’Oregon, e intitolato a Bill Hayward capo allenatore del dipartimento di atletica leggera dell’Università stessa dal 1904 al 1947.

In realtà la pista di atletica venne costruita solo nel 1921, con sei corsie per la squadra di atletica leggera Oregon Ducks Track & Field e, successivamente, nel corso degli anni dopo che l’Oregon Ducks Football si trasferì nel 1967 in un altro complesso sportivo, l’Hayward Field divenne uno stadio solo per l’atletica con varie altre ristrutturazioni, di cui l’ultima nel 2019 in preparazione dei campionati del mondo di questi giorni, che l’hanno fatto diventare il vero tempio dell’atletica mondiale, con l’organizzazione di tanti campionati statunitensi NCAA e assoluti, ma anche della più prestigiosa tappa internazionale di Diamond League, il Prefontaine Classic dedicato al mitico mezzofondista statunitense Steve Prefontaine, alunno dell’Università dell’Oregon, tragicamente scomparso per un incidente di auto a 24 anni nel 1975 proprio a Eugene.

Tornando a Marcell, il velocista azzurro avrebbe dovuto gareggiare per la prima volta nella sua carriera all’Hayward Field il 21 agosto dell’anno scorso, 15 giorni dopo la vittoriosa medaglia d’oro nella 4×100 e 21 dopo quella dei 100 metri, proprio nella tappa di Diamond League dove si sarebbe presentato da campione olimpico e uomo più veloce del mondo ma, 9 giorni prima, il 12 agosto venne comunicato che la sua stagione terminava per un non meglio precisato problemino fisico che poi, successivamente, fu definito dal suo stesso tecnico, Paolo Camossi, quale un calo di tensione e una naturale stanchezza legata a una stagione intensissima, iniziata a febbraio, che l’aveva visto anche vincere il titolo europeo indoor sui 60 metri a Torun in Polonia.

Nel 2022, un paio di mesi dopo il suo secondo grande trionfo mondiale, quello dei 60 indoor di Belgrado a marzo, Jacobs avrebbe dovuto essere sui blocchi dell’edizione annuale del Prefontaine Classic, il 28 maggio, molto atteso oltretutto dal suo sponsor tecnico Nike, organizzatore anche dell’evento sportivo, la cui sede è a Beaverton nell’area metropolitana di Portland, distante circa 190 km da Eugene.

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Sarebbe stata per Marcell una specie di prova generale dei mondiali, con tutti i più forti velocisti statunitensi pronti a sfidarlo, a cominciare naturalmente da colui che da poche ore è diventato il nuovo campione del mondo, Fred Kerley, battuto da Marcell proprio a Tokyo nella storica finale del 1° agosto scorso.

La programmazione comunicata ad aprile dallo staff dl velocista desenzanese sembrava perfetta per arrivare a tale appuntamento in ottima condizione, con il debutto ufficiale all’aperto previsto per il 18 maggio a Savona in un 200 metri per lui inedito, che sarebbe solo dovuto servire a spezzare il ritmo degli allenamenti e migliorare ulteriormente la forma che sembrava già eccellente ma, all’improvviso, il destino ha cominciato a metterci lo zampino.

A inizio maggio infatti, forse per un eccessivo desiderio di trovare subito una grande prestazione cronometrica, è giunta la notizia che Marcell sarebbe stato sui blocchi dei 100 metri del Kip Keino Classic di Nairobi, prova Gold di Continental Tour in programma l’8 di quel mese su una pista sita a circa 1800 metri di altitudine e con possibilità, quindi, di avere un piccolo vantaggio per la particolare situazione ambientale.

Sembrava il preludio di qualcosa di molto importante ma, una volta in Kenya, una improvvisa infezione intestinale piuttosto grave ha portato Marcell addirittura in ospedale per una notte, impedendogli di gareggiare e facendolo tornare in Italia molto debilitato con la necessità di rimanere a riposo per qualche giorno.

A questo punto sembrava, come forse sarebbe stato logico, che l’impegno di Savona saltasse visti i giorni persi e il bisogno fisico di riprendere una minimo di massa muscolare che era stata persa per la disidratazione subita, specialmente in vista dell’impegno del 28 maggio a Eugene ma, a sorpresa, è stato deciso di farlo gareggiare ugualmente il 18 maggio in Liguria, sui 100 e non sui 200 metri e, dopo la batteria corsa anche bene in un 9″99 ventoso, si è voluto fargli correre anche la finale vinta in 10″04, ma chiaramente con un ulteriore dispendio di energie fisiche e mentali.

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Nessun contraccolpo, però, viene comunicato nei giorni immediatamente successivi ed anzi, la mattina del 24 maggio nel corso della presentazione del Golden Golden Gala Pietro Mennea del 9 giugno, prova italiana di Diamond League, Marcell appariva sorridente e pronto alla partenza per Eugene ma poi, nel pomeriggio, si è venuto a sapere che il velocista aveva fatto degli accertamenti presso presso l’Istituto di Scienza dello Sport a Roma dove gli veniva evidenziata una distrazione-elongazione di primo grado, conseguente alla gara di Savona, che avrebbe richiesto circa 10 giorni di stop agonistico, con la inevitabile rinuncia alla gara del Prefontaine Classic in Oregon.

Facendo subito due conti appariva evidente come Jacobs non avrebbe neppure potuto pensare di partecipare il 9 giugno al Golden Gala di Roma e, infatti, nonostante qualche dichiarazione di moderato ottimismo in tal senso, alla fine vi è stata la rinuncia ufficiale così come per la successiva tappa di Oslo, sempre di Diamond, a cui avrebbe dovuto partecipare il 16 giugno.

In realtà, oltretutto, il problema evidenziato il 24 maggio non è andato a posto come nelle più ottimistiche previsioni e, proprio intorno a metà giugno, dopo ulteriori esami diagnostici è stato dato il via libera al campione olimpico per poter tornare ad allenarsi in pista, anche se poi non era mai rimasto fermo facendo vari allenamenti sul tapis roulant, che ovviamente non possono che in minima parte sostituire i normali carichi di lavoro necessari per mantenere una condizione ideale.

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A questo punto io stesso ho scritto un articolo il 16 giugno in cui ho dato per scontato che non avremmo rivisto in gara Jacobs prima della giornata del 15 luglio a Eugene, quando si sarebbe corsa la batteria dei 100 metri, perché a mio avviso qualsiasi altro rientro dopo 1 mese e mezzo di non allenamento vero sarebbe stato azzardato ma, ancora una volta con mia grande sorpresa, pure maggiore delle precedenti, 10 giorni dopo la ripresa degli allenamenti si è presentato a Rieti il 25 giugno sui blocchi dei 100 metri ai campionati italiani assoluti e ancora una volta, dopo la batteria vinta in 10″17, corre anche la finale vittoriosa in 10″12 a distanza di pochissimo tempo dalla prima prova.

Sembrava però inizialmente, pure in tale occasione, che queste fatiche psico-fisiche non avessero dato a Marcell particolari problemi, al punto da essere iscritto anche alla tappa svedese di Diamond League a Stoccolma del 30 giugno dove, una volta arrivato, la sera prima il suo staff ha comunicato che avrebbe rinunciato per un risentimento al gluteo sentito nel riscaldamento del giorno precedente la gara.

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Quel che è accaduto dopo è abbastanza noto, con la partenza immediata per l’Oregon, i giorni di ritiro vicino alla sede Nike di Beaverton, con gli allenamenti in pista e nei boschi intorno, con i proclami ottimistici di vario genere da parte dello staff dell’atleta e da lui stesso, ma ovviamente in atletica non esistono i miracoli e, seguendo la rigida logica di quanto accadutogli, sapevo perfettamente che nella migliore delle ipotesi avrebbe potuto lottare a fatica per un posto tra gli 8 finalisti ma, sui blocchi di quella semifinale, non si è mai presentato, riuscendo di fatto a disputare solo una gara, nella batteria corsa peraltro con il buon crono di 10″04, sulle cinque a cui in teoria avrebbe potuto partecipare da campione olimpico, considerando le due Diamond League saltate, la semifinale mondiale a cui si era qualificato, oltre che la più che probabile finale se fosse stato in una condizione ottimale.

In definitiva lascio a chi legge quanto oggettivamente riportato, salvo alcune mie espressioni di stupore su decisioni che personalmente non avrei preso, valutare se questo poco feeling tra Marcell e l’Hayward Field sia dovuto solo a sfortuna o ad altro, ma adesso che ha lasciato lo scettro dell’uomo più veloce al mondo forse ci sarà in lui una minor voglia di strafare, e sono sicuro che avrà una maggior serenità per affrontare i prossimi importanti impegni tra cui, su tutti, i 100 metri dei Campionati Europei di Monaco di Baviera dove sicuramente potrebbe fare molto bene, a patto di recuperare definitivamente e con i giusti tempi dai suoi problemi fisici.

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