Nello scorso fine settimana caratterizzato dai campionati europei al coperto di Istanbul, vi è stato anche un importante risultato in una prestigiosissima gara su strada in Giappone, la Maratona di Tokyo, dove la keniana Rosemary Wanjiru ha realizzato la settima migliore prestazione mondiale della storia fermando il cronometro su un eccellente 2h16’28 e battendo di 28 secondi l’etiope Tsehay Gemechu, scesa anche lei al di sotto delle 2h17’ per diventare a sua volta l’ottava di sempre con 2h16’56.

La 29enne Wanjuru, che disputava la seconda maratona della sua carriera dopo essersi piazzata seconda a Berlino in 2h18’00 lo scorso 25 settembre, si è ritrovata subito al comando dopo i primi 10 chilometri percorsi in 32’34, con un gruppo di cinque atlete oltre a lei, composto da ben quattro atlete dell’Etiopia, Ashete Bekere, Tigist Abeyechew, Worknesh Edesa, Gemechu e dalla giapponese Mizuki Matsuda, mentre la connazionale di quest’ultima, la primatista asiatica dei 42,195 km, Mao Ichiyama, non al meglio in seguito alla rottura di una costola nello scorso dicembre, è rimasta attardata di 23 secondi rispetto alle prime.

Successivamente Matsuda ha perso terreno ma è rimasta ancora per un po’ sulla tabella di marcia per battere il record di 2h20’29 risalente al 2020 della Ichiyama, mentre il gruppetto delle cinque è transitato al 15° km in 48’32, per poi ridursi a quattro atlete (Wanjiru, Edesa, Bekere e Gemechu), che sono passate al 20° km in 1h04”44, con la giapponese che aveva oltre un minuto di ritardo (1h05”52).

Il quartetto di testa è rimasto insieme, dietro alle pacemaker, al passaggio del 25° km in 1h21’07 ma, alcuni km dopo, le quattro atlete hanno iniziato a correre senza alcun riferimento davanti passando al 30° km in 1h37’25, con una proiezione finale che già era era di 2h17’ ma che evidentemente non bastava a Wanjiru e Gemechu che hanno incrementato il loro ritmo nei chilometri successivi staccandosi dalle altre due.

Wanjru, infine, ha portato l’attacco decisivo per la vittoria finale intorno al 39° km, passando al 40° in 2h09’14 con un vantaggio di 19 secondi su Gemechu e poi continuando a guardarsi alle spalle, ma avendo ormai un vantaggio notevole sulla avversaria.

La keniana ha tagliato il traguardo, come già detto, in 2h16’28” con un vantaggio di 28 secondi su Gemechu, mentre Bekere è scesa sotto le 2h20’ con 2h19’11 davanti a Edesa (2h20’11”).

In recupero nella parte finale della gara, la keniana di nascita Betsy Saina, alla sua prima competizione da cittadina statunitense, che ha migliorato il personale con 2h21’40 davanti a Matsuda (2h21’44). Le prime undici classificate sono scese al di sotto delle 2h30’.

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La gara maschile

Nella competizione riservata agli uomini avvincente finale con la vittoria dell’etiope Deso Gelmisa, vincitore alla Maratona di Parigi nel 2022, che ha prevalso in un avvincente sprint a tre con lo stesso tempo di 2h05’22 fatto registrare anche dal secondo classificato Mohamed Esa, mentre Tsegaye Getachew ha completato il podio tutto riservato agli atleti dell’Etiopia, chiudendo al terzo posto in 2h05’25 davanti al primo dei keniani Titus Kipruto  quarto in 2h05’32.

Il canadese Cameron Levins, che aveva un personale di 2h07’09 realizzato in occasione del quarto posto ai Mondiali di Eugene, si è piazzato in quinta posizione con il nuovo record nord americano che apparteneva a Khalid Khannouchi, con 2h05’36, mentre dietro di lui si è classificato l’altro etiope Deme Tadu Abate in 2h05’38, con Ichitaka Yamashita che è stato il primo dei giapponesi, in settima posizione, con il record personale di 2h05’51.

Lo svolgimento della gara ha visto un gruppo numeroso comprendente tutti i favoriti transitare ai 5 km in 14’45, ai 10 in 29’21 e ai 15 in 44’03 con, al passaggio del 20 km fatto in 58’54, ancora trenta atleti davanti e una proiezione finale a metà gara era da 2h04’.

Il ritmo è rimasto invariato ai passaggi intermedi del 25° km in 1h13’45 e del 30° in 1h28’39, e poi un gruppo di sei atleti composto da Kipruto, Levins, Gelmisa, Gemechu, Esa e Tadu hanno piazzato l’accelerazione al 37° km. Levins ha provato a prendere il comando guidando il gruppo di testa fino al passaggio del 40° km ma non ha potuto nulla di fronte all’attacco del terzetto etiope che si è poi giocato il successo finale allo sprint.

L’altro nipponico Kenya Sonota è sceso a sua volta al di sotto delle 2h06’. Venti atleti hanno corso in meno di 2h10’.

Ricordiamo infine che, la Maratona di Tokyo, rappresenta una delle 6 principali corse mondiali sui classici 42,195 km insieme a quelle di New York, Boston, Chicago, Berlino e Londra.

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