Alla conclusione delle Olimpiadi di Parigi 2024, per quanto riguarda l’atletica, dopo i primi bilanci a caldo frutto di dati statistici e dichiarazioni istituzionali, è tempo di analisi più realistiche che, nonostante il positivo dato dei 17 finalisti complessivi tra i primi 8 che equivale al sesto posto assoluto nella classifica a punti, evidenzia la 29esima posizione finale nel medagliere per l’Italia, mentre tre anni fa a Tokyo, grazie ai 5 fantastici ori, la squadra azzurra terminò seconda in questa primaria classifica.
Significativo è anche il fatto che la squadra azzurra, prima assoluta con 24 podi nel medagliere dei campionati europei di Roma, sia invece collocata a Parigi al nono posto tra le nazioni del vecchio continente, e questo indica inequivocabilmente come non siamo certo la prima nazione europea dell’atletica, e come quel risultato storico di giugno sia stato originato da una programmazione diversa fatta da quelle nazioni che in Francia ci hanno sopravanzato, senza con questo entrare minimamente su alcune polemiche nate in questi ultimi giorni in merito alla data scelta per gli europei che, a detta di alcuni, poteva essere orientata come spesso accade negli anni olimpici verso fine agosto.
Un bilancio finale quindi, al di là delle dichiarazioni ottimistiche della federazione, che sicuramente conferma la grande svolta dell’atletica italiana, iniziata a partire dalle Olimpiadi di Tokyo 2021 e figlia di anni passati di grande lavoro a livello giovanile, ma non nella misura in cui quel risultato finale del medagliere poteva fare credere, poiché frutto di una serie di combinazioni particolarmente favorevoli.
Si è parlato anche di sfortuna, il covid della Palmisano, la colica renale di Tamberi, la pioggia che ha frenato Fabbri, ma non va dimenticato ad esempio che rispetto a Roma c’era pure il debutto in nazionale di Andy Diaz, bronzo nel triplo, che il sensazionale argento di Battocletti nei 10.000 non era stato preventivato da nessuno, e che c’erano timori sul fatto che il diciannovenne Furlani potesse non reggere, a livello mentale, al debutto nella massima competizione mondiale dopo una stagione già straordinaria, per cui siamo sempre di fronte ad acuti, frutto si di una tendenza verso l’alto del movimento, ma ancora molto graduale, e di come la strada verso anche solo i primissimi posti dei vertici europei, a parità di top atleti schierati, sia ancora lunga.
In definitiva una spedizione certamente non fallimentare, in linea con il reale valore dell’atletica italiana, che non è però quello illusorio degli Europei di Roma o addirittura delle Olimpiadi di Tokyo, ma il lavoro da fare per poter competere sempre meglio con tutto il movimento internazionale, che certamente non ci aspetta e cresce a sua volta, è ancora tortuosa, dovendo inevitabilmente partire dall’allargare sempre di più la base di coloro che si dedicano all’atletica, cosa non certo impossibile in un paese di quasi 60 milioni di abitanti.
Tornando in ogni caso agli aspetti statisticamente positivi nel merito dei finalisti, va sottolineato come in Giappone furono solo 10 e non i 17 dell’edizione di quest’anno, e che solo una volta in precedenza, a Los Angeles 1984, si era ottenuto un numero così alto di piazzamenti tra i primi otto, allora 20, in un’edizione dei giochi a cinque cerchi che risentirono però in maniera pesante del boicottaggio dei paesi dell’est, oltre che in un’epoca di globalizzazione dell’atletica a livello mondiale, nettamente inferiore.
Sempre a puro titolo statistico, va evidenziato come l’alto numero di quarti posti, ben cinque, rappresenti il più alto dell’Olimpiade di Parigi per l’atletica al pari con gli Stati Uniti.
I 17 piazzamenti tra i primi 8 in classifica
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Argento (1): Nadia Battocletti (10.000)
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Bronzo (2): Mattia Furlani (lungo); Andy Diaz (triplo)
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Quarto posto (5): Stefano Sottile (alto); Massimo Stano (20 km marcia); Matteo Melluzzo, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta, Filippo Tortu (4×100, in batteria anche Fausto Desalu); Nadia Battocletti (5000); Larissa Iapichino (lungo)
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Quinto posto (2): Marcell Jacobs (100); Leonardo Fabbri (peso)
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Sesto posto (3): Elisa Molinarolo (asta); Luca Sito, Giancarla Trevisan, Edoardo Scotti, Alice Mangione (4×400 mista, in batteria anche Anna Polinari); Massimo Stano, Antonella Palmisano (staffetta marcia)
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Settimo posto (1): Luca Sito, Vladimir Aceti, Edoardo Scotti, Alessandro Sibilio (4×400 uomini)
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Ottavo posto (3): Pietro Arese (1500); Dariya Derkach (triplo); Daisy Osakue (disco)