Karsten Warholm, campione olimpico e primatista mondiale sui 400 ostacoli con il sensazionale tempo di 45″94, solo per citare una parte del suo incredibile palmares con anche 2 titoli mondiali, 2 europei all’aperto e 2 al coperto sulla distanza senza barriere, è reduce proprio da uno di questi due successi sui 400 indoor dove ha conquistato l’oro, lo scorso 4 marzo ad Istanbul, al termine di una gara totalmente scriteriata in cui è passato ai 200 metri dopo il primo giro con il tempo di 20″84, che sarebbe già di buon livello se fosse stata una competizione su quella distanza, per poi chiudere negli ultimi 50 metri con grande difficoltà e rischiare di essere ripreso dalla rimonta del belga Julien Watrin, ma in ogni caso vincendo con 45″35 rispetto al 45″44 dell’avversario in grandissima spinta.

I 4 cronometraggi rilevati al 27enne norvegese sui passaggi dei 100 metri sono stati di 10″62 il primo, che considerando la fase dell’avvio è il tempo più clamoroso, poi di un eccellente 10″22, un buon 11″48 e un 13″03 finale che lascia ben capire la sua sofferenza e l’incapacità di gestire al meglio le energie ma, d’altra parte, i 400 piani non sono la sua specialità e lui è abituato alla logica degli ostacoli che impongono un ritmo preciso dettato dal numero dei passi tra una barriera e l’altra.

In ogni caso l’importante per Warholm era la vittoria che gli ha consentito di rivincere il titolo continentale al coperto dopo quello di Glasgow 2019, dove allora chiuse in 45″05, cominciando nel migliore dei modi la stagione in cui vuole riprendersi l’oro in un campionato del mondo, dopo quelli di Londra 2017 e Doha 2019, con in mezzo la sconfitta dell’anno scorso a Eugene dove però si era presentato in condizione precaria a causa di un infortunio patito il 5 giugno quando, al suo esordio nella Diamond League di Rabat in Marocco, si era strappato il bicipite femorale dopo aver saltato il primo ostacolo in curva.

Nonostante il poco tempo che mancava alla partenza per l’Oregon, il fenomenale norvegese non si era perso d’animo e, con una straordinaria volontà unita alla grandissima capacità di recupero, era riuscito ugualmente a volare in Oregon conquistando la finale dei 400 H, dove era poi giunto settimo, ma finalizzando la preparazione per i successivi Campionati Europei di Monaco dove ha vinto agevolmente l’oro.

Embed from Getty Images

I propositi e le prospettive per la stagione all’aperto

Ora che è in possesso di entrambi i titoli europei alla fine della sua breve stagione al coperto in cui, oltre alle tre gare degli Euroindoor dalle batterie alla finale, aveva anche vinto in 45″31 nel meeting di casa a Ulsteinvik, il tempo più veloce del periodo, e in quello di Lievin in 45″51, Warholm non vede l’ora di iniziare quella all’aperto dove cercherà di conquistare, come già detto, il terzo titolo mondiale dopo le vittorie del 2017 e del 2019.

Sembra peraltro probabile che il campione in carica, il brasiliano Alison Dos Santos, non possa difendere il suo titolo, avendo dovuto subire un intervento chirurgico al ginocchio per una lesione al menisco durante un allenamento del mese scorso per cui, l’unico avversario realmente pericoloso che possa contrastare lo strapotere di Karsten, rimane lo specialista statunitense Rai Benjamin, argento ai mondiali di Doha 2019 e alle Olimpiadi di Tokyo 2021 dietro a Warholm, ma anche ai campionati iridati di Eugene dietro a Dos Santos

Interessante, in ogni caso, leggere le dichiarazioni del fenomeno norvegese degli ostacoli sul suo approccio mentale verso i 400 piani e, in particolare, su quelli al coperto.

La mia preparazione per questa stagione indoor è stata un po’ diversa. Ho lavorato più ore in palestra ma anche in pista. Mi sento bene con questo approccio. Penso che sia impossibile essere un buon ostacolista dei 400 metri senza essere in grado di correre velocemente anche senza ostacoli. E farlo al coperto è una grande opportunità per vedere dove mi porterà.

Ho fatto anche dei 400m all’aperto senza ostacoli, ma non è andata come pensavo e credo che questo sia dovuto al fatto che si tratta di due modi diversi di correre e che serve un po’ di esperienza per trovare il modo perfetto di risolverli.

Penso che forse la corsa al coperto mi si addice, ma il motivo per cui non abbiamo mai corso così tanto prima è che ci sono dei rischi perché si entra nella corsia uno e all’improvviso tutti sono insieme. E se vai per primo non sai mai se qualcuno viene dietro di te e ti calpesta o altro.

Quindi vedo la corsa al coperto come un po’ più rischiosa e credo che sceglierei sempre la corsa all’aperto, ma comunque mi piace correre anche le gare indoor perché, essendo cresciuto con questo tipo di piste in Norvegia, penso di essermi abituato.

Prima del Covid, d’altra parte, avevo sempre cercato di correre al coperto per cui non dico che diventerà la normalità, perché l’anno prossimo con le Olimpiadi a Parigi devo vedere se possa funzionare in termini di priorità, perché come ho detto ci sono sempre dei rischi.

Vedremo, ma quest’anno volevo gareggiare al coperto e sono molto contento soprattutto perché mi sono infortunato durante l’estate e mi è mancata la parte agonistica avendo alla fine fatto molte poche gare.

Parlando proprio della dell’anno scorso, Warholm ha anche detto .

Mi sono infortunato e ho avuto solo sei settimane per prepararmi ai Campionati del Mondo, ed è stata dura poterci arrivare nella giusta condizione ma pensavo in ogni caso di essere in grado di vincere, ma ovviamente non è stato così. La mia autostima a volte è eccessiva.

Il segreto del successo della Norvegia

La sua prestazione a Istanbul è stata una delle quattro medaglie d’oro conquistate dalla sua Nazione, che ha conquistato la vetta del medagliere per la prima volta nella storia dei campionati europei al coperto

È stato un altro riflesso di un paese votato particolarmente allo sport e Warholm non è certo sorpreso e tal riguardo afferma: “Molti giovani in Norvegia hanno la possibilità di praticare sport. Abbiamo sport invernali e buone arene per praticare sport estivi, erba artificiale per il calcio, strutture al coperto, molte piste per la corsa per cui abbiamo una lunga storia sportiva e allenatori che possono insegnare ai giovani talenti.

E c’è anche un po’ di fortuna perché non ci sono mai stati così tanti norvegesi bravi nello sport allo stesso tempo e, se si guarda a quante persone vivono nel nostro paese, siamo probabilmente una delle migliori nazioni sportive del mondo. Abbiamo tutto ciò che serve per fare sport quindi i talenti hanno un posto dove crescere.”

 

Sport OK Junior